Coronavirus Italia, andamento dell'epidemia Regione per Regione. Ma sulle strategie ognuno va per sé

L'andamento dell'epidemia Regione per Regione. Ma sulle strategie ognuno va per sé
di Rosario Dimito
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Venerdì 15 Maggio 2020, 14:23 - Ultimo aggiornamento: 19:19

Fase 2, il trend nazionale è in crescita per l'uso dei tamponi, ma ancora troppe differenze regionali, anche nella programmazione delle attività non-Covid. Il Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica (Sezione di Igiene) Facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli» guidato da Americo Cicchetti, che si è arricchito della collaborazione del Centro di Ricerca e Studi in Management Sanitario dell'Università Cattolica (Prof. Eugenio Anessi Pessina), di Paola Adinolfi, dell'Organizzazione Aziendale, Università di Salerno e del Gruppo di Organizzazione dell'Università Magna Grecia di Catanzaro (Prof. Rocco Reina), ha predisposto le Analisi dei modelli organizzativi di risposta al Covid con un confronto sistematico dell'andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale, per la prima volta prendendo in considerazione 20 Regioni italiane.

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Dalle analisi risultano ancora poche le iniziative per la gestione anti-Covid al di fuori dell'ospedale, quelle destinate al monitoraggio dei pazienti in fase di convalescenza o con sintomi: combinando la disponibilità di strutture per l'assistenza  intermedia (es. alberghi sanitari, navi, riconversione RSA/strutture sanitarie e sociosanitarie / strutture residenziali a bassa intensità, riconversione struttura già presenti sul territorio) e quelle per l'Assistenza domiciliare (che racchiude USCA, ADI e soluzioni digitali) emerge una più ampia varietà di soluzioni e di combinazioni possibili. Le Regioni più attive, con il massimo numero di iniziative in campo al momento sono la Toscana, il Veneto, il Lazio, l'Emilia Romagna, le Marche e la Lombardia.

Le Regioni continuano a differenziarsi in termini di strategia di ricerca del virus attraverso i tamponi, anche se il trend nazionale è in crescita: rispetto alla settimana scorsa, in Italia il tasso per 100.000 abitanti è passato da 6,52 a 7,07. Il tasso settimanale più basso si registra in Sicilia (è di 2,74 tamponi per mille abitanti nell'ultima settimana); il tasso più alto si registra nella PA di Trento (23,03 per mille abitanti) subito dopo la Valle d'Aosta con 15,37 per mille abitanti. Il Lazio si ferma a 4,72, sotto la media nazionale (7,07 tamponi per mille abitanti). Osservando il dato dall'inizio dell'epidemia a livello nazionale il 2,89% ha ricevuto il tampone. Il valore massimo in Valle d'Aosta con il 6,33%, il minimo in Campania (0,95%). I grafici implementati nel Rapporto#7, mettono in evidenza che la Regione con maggiore incidenza settimanale è la Lombardia (42 casi ogni 100.000 abitanti), ma effettua un numero di tamponi per 1000 abitanti pari a quelli della Toscana in cui l'incidenza è di 5 casi ogni 100.000).
Cambia l'uso delle terapie intensive. Oggi le Regioni con il maggiore rapporto tra ricoverati in TI e totale dei ricoverati sono il Trentino (oltre il 21%) e la Toscana (al 19%); in Lombardia la % scende al 5,81%. Ancora alta nel Lazio (6,26%).

Test per verificare chi ha avuto l'infezione
Ulteriore strumento essenziale per la Fase 2 sono i test sierologici. Al momento le Regioni si sono mosse in ordine sparso. Sono 6 le Regioni ad aver avviato test sierologici nell'ambito di programmi che vedono diverse strategie di campionatura e diverse tecnologie. La prima Regione in ordine di tempo ad avviare l'attività di test è stata il Veneto (31/3), l'ultima il Lazio (11/4). A queste dall'll maggio si è aggiunto lo studio nazionale promosso dall'Istituto Superiore di Sanità. Tutte le Regioni hanno individuato negli operatori sanitari il target primario in questa prima fase; altri target sono forze dell'ordine, lavoratori in azienda o popolazione generale campionata.

Aumenta la preparazione delle Regioni alla fase 2
Assume estrema rilevanza l'analisi della "readiness" delle Regioni per la Fase 2. L'analisi delle delibere regionali mostra che se per la fase 1 ben 16 Regioni hanno predisposto un provvedimento di "Programmazione Sanitaria Regionale" . Quattro Regioni, Lazio, Marche, Lombardia e Liguria in questa settimana hanno emanato provvedimenti di programmazione sanitaria Regionale per la Fase 2 aggiungendosi a Toscana ed Emilia Romagna che avevano già deliberato nella settimana precedente. In totale sono ora 14 le Regioni ad aver dato delle "Linee di indirizzo per la ripresa delle attività ospedaliere ed ambulatoriali" non legate all'emergenza Covid-19. All'appello mancano, Sardegna, Umbria, Molise, Piemonte, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e le PPAA di Trento e Bolzano.

I documenti di programmazione si sono in particolare concentrati sull'individuazione dei Covid-Hospital, così come suggerito dalla strategia in 5 punti del Ministero della Salute. Tre approcci sembrano emergere al momento: quello dell'ospedale Covid unico regionale (Regione Marche), quello della Rete "stellare" di ospedali Covid-19 (vedi Lombardia), e quello della rete "Hub & Spoke" che caratterizza il Lazio che hasuddiviso le strutture ospedaliere distribuite in 1 09 aree che fanno riferimento a .f..§. Covid-Hospital - HUB
(Spallanzani e Gemelli) (alC1:Jni coprono pi aree) e altri 3 centri regionali Covid. In Emilia Romagna il sistema prevede una rete hub&spoke per le terapie intensive. La Regione Liguria, all'inverso, nella programmazione ha invece individuato alcuni ospedali come "Covid-free".
 

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