Coronavirus, docenti italiani ad Asmara bloccati in aeroporto e messi in quarantena

Coronavirus, docenti italiani ad Asmara bloccati in aeroporto e messi in quarantena
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Lunedì 2 Marzo 2020, 16:05 - Ultimo aggiornamento: 16:23

Arrivati all'aeroporto di Asmara e trasferiti direttamente in una struttura sanitaria fuori dalla capitale Eritrea per effettuare la quarantena insieme a cittadini provenienti da altri Paesi. È successo sabato a sei docenti della scuola italiana di Asmara, e al figlio minorenne di uno di loro, rientrati dall'Italia, dopo una settimana di riposo infraquadrimestrale. A denunciare  la situazione di «estremo disagio» in cui si trovano i docenti italiani all'estero è Rossana Di Bianco, rappresentante Uil Scuola per l'Africa. «Sabato mattina, sull'aereo proveniente dall'Italia - racconta Di Bianco - c'erano sei docenti e il figlio di una di loro, di rientro da una settimana di vacanza in Italia, tra loro anche la preside della scuola italiana di Asmara, nessuno proveniente dalle zone rosse del nostro Paese.

Secondo quanto stabilito dalla autorità eritree dal 29 febbraio, i nostri connazionali sono stati bloccati appena scesi dall'aereo e trasportati in ambulanza in un presidio sanitario fuori dalla città per effettuare la quarantena. Una quarantena ben lontana dagli standard occidentali». Un
presidio sanitario, sottolinea la responsabile Uil, «in una struttura fatiscente, con camere a tre letti e un solo bagno, con acqua razionata (il rifornimento idrico nella città non è costante) e in una situazione di promiscuità con cittadini provenienti da altri paesi. Oltretutto a nessuno di loro è stato fatto il tampone». La Uil, ricorda Di Bianco, ha chiesto l'intervento del ministro degli Esteri per ottenere «efficaci risposte alle criticità presenti in molteplici realtà estere e che sia garantita al nostro personale scolastico all' estero l'applicazione di disposizioni sullo stato di quarantena che non abbiano impatto sulla dignità e sui diritti fondamentali dei nostri connazionali». 

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«Un governo con un minimo di autorevolezza - stigmatizza Di Bainco - avrebbe potuto chiedere e ottenere per i nostri connazionali una quarantena domiciliare, tenuto conto che tutti i docenti hanno la casa ad Asmara. Il ministero degli esteri si è invece limitato ad inviare una mail al nostro personale
consigliando di prolungare a proprie spese (cioè chiedendo un ulteriore periodo di ferie) il congedo a chi era in vacanza in Italia». «Molti di loro - racconta ancora la responsabile Uil - dovevano rientrare per forza e comunque pensavano ci potesse essere un accordo con l'ambasciata che evitasse questo tipo di quarante. Oltretutto, altri quattro docenti della scuola che sono andati in vacanza a Zanzibar non hanno avuto alcun problema e sono tranquillamente rientrati e ripreso servizio. È una situazione a dir poco incredibile. Oltretutto è impossibile comunicare direttamente con loro perchè manca la connessione a Internet. Abbiamo comunque saputo da alcuni colleghi che gli hanno portato generi di conforto, lasciandoli comunque al di là della cancellata della struttura dove sono stati raccolti da infermiere con tute protettive, che stanno tutti bene». Abbiamo chiesto l'intervento di Di Maio, prosegue, «per questo pezzo d'Italia nel Corno d'Africa. La decisione di far effettuare la quarantena, in una situazione ben lontana dagli standard occidentali e con il rischio di creare nuove problematiche di salute ci sembra un gesto pregiudizievole nei confronti dell'Italia. Nessuno dei nostri docenti proveniva da aree a rischio . In questo caso un ruolo determinante lo ha la diplomazia, che, sono sicura, riuscirà ad ottenere almeno che si valuti caso per caso e che si tutelino i nostri docenti all'estero».

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