Coronavirus, bonus 600 euro per i lavoratori dello spettacolo, ma è polemica: «Non bastano»

Coronavirus, bonus 600 euro per i lavoratori dello spettacolo, ma è polemica: «Non bastano»
di Francesco Bisozzi
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Lunedì 6 Luglio 2020, 11:38 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 00:45
Alla fine le tutele e gli ammortizzatori sociali Covid sono stati estesi anche ai lavoratori dello spettacolo che non beneficiano di integrazione salariale e ai lavoratori cosiddetti intermittenti. Una modifica fortemente voluta dal ministro Dario Franceschini, che ha ottenuto semaforo verde in commissione Bilancio durante l'esame degli emendamenti al decreto Rilancio.

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Il Mibact ha anche dato la propria disponibilità a finanziare l'estensione attraverso il fondo emergenza dello spettacolo. Nel frattempo è stato effettuato il pagamento a favore di circa 30 mila lavoratori autonomi dello spettacolo del bonus da 600 euro di aprile e maggio, per un importo complessivo di 1.200 euro dunque. Lo ha reso noto nei giorni scorsi l'Inps. Per avere accesso al bonus da 600 euro il governo ha stabilito che i lavoratori del settore devono avere un reddito (nel 2019) pari o inferiore a 50 mila euro e almeno 30 giornate di assicurazione obbligatoria nello stesso anno.

Per il pagamento delle indennità di aprile e maggio, come previsto dal decreto anti-Covid, l'Inps ha controllato che i beneficiari dell'indennità non fossero titolari di un rapporto di lavoro dipendente o di un trattamento pensionistico alla data del 19 maggio 2020. Ma oggi i lavoratori dello spettacolo, alle prese con una ripartenza difficile, chiedono maggiori tutele. Come il reddito di continuità fino alla ripresa delle attività a pieno regime. Nel 2019 i lavoratori del settore, sempre secondo l'istituto di previdenza sociale, sono stati 268.103, con un incremento rispetto al 2017 dell’8 per cento. Il numero medio delle giornate retribuite ha subito però nel triennio una flessione, passando da 83 a 81. La retribuzione media annuale si è mantenuta attorno ai 10 mila euro.

I dati relativi ai singoli gruppi professionali rivelano inoltre importanti disequilibri: nel 2019 si passa dalle 226 giornate degli impiegati alle 64 dei cantanti, mentre gli attori (che sono più di 80 mila) ne contano solo 15.
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