Coronavirus, in Italia meno casi (529), ma il 5% è under 30. «L'epidemia accelera in Europa»

Coronavirus, in Italia meno casi (529), ma il 5% è under 30. «L'epidemia accelera in Europa»
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Martedì 10 Marzo 2020, 20:14

Coronavirus, primi segnali positivi: dopo tre giorni consecutivi nei quali si è registrato un aumento di oltre mille casi, gli 8.514 registrati oggi indicano 529 unità in più. È presto però per trarre qualsiasi conclusione: in questo momento è fondamentale contribuire a evitare il più possibile la diffusione del coronavirus SarsCoV2 e accanto alla misure rigorose entrate in vigore oggi, i comportamenti individuali giocano un ruolo essenziale, a partire dai giovani. È emerso infatti che è portatore dell'infezione il 5% di chi ha meno di 30 anni.

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«Rispetto a ieri si è registrata una flessione. Magari arriveranno altri casi, ma le cose sembrano andare nella direzione giusta», ha osservato il fisico Alessandro Vespignani, esperto di sistemi complessi e direttore del Network Science Institute della Northeastern University di Boston. «Appena ieri in Italia sono state adottate misure straordinarie e non si può pensare di vedere i frutti in 24 ore: bisognerà aspettare una settimana per vedere una flessione. Non dovremo nemmeno spaventarci se domani potremmo vedere più casi: si tratta di fluttuazioni normali in una situazione straordinaria».

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«Non bisogna nemmeno farsi condizionare, ha aggiunto, dalla soglia psicologica del superamento di 10.000. Un altro elemento da considerare, ha proseguito l'esperto, è che «mentre in Italia stiamo vedendo segni di rallentamento, l'epidemia sta accelerando negli altri Paesi europei». Nei prossimi giorni l'onda potrebbe arrivare negli Stati Uniti. Nel frattempo si continua a puntare sull'importanza dei comportamenti individuali: «Speriamo che gli stessi dati aiutino a orientare i comportamenti di tutti e a capire meglio la situazione», ha rilevato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro.

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I dati sulla diffusione dell'infezione nei giovani spingono a rivolgersi soprattutto a questa fascia della popolazione così come alle aree meno colpite: «Se si terranno comportamenti non coerenti con le indicazioni, sarà molto difficile riuscire a modificare le curve: i nostri comportamenti sono veramente l'elemento decisivo», ha detto ancora Brusaferro.
Gli effetti delle misure restrittive, ha aggiunto, non saranno istantanei, ma «coerenti con i tempi di incubazione, che raggiungono 14 giorni e che raggiungono il valore più frequente in cinque giorni». Tuttavia «se rispetteremo le regole vedremo le curve appiattirsi: questo significherà dare la possibilità a chi si ammala e necessita di un supporto ventilatorio di poterlo ricevere nel miglior modo possibile».

 

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Due ricerche pubblicate sulla rivista The Lancet indicano intanto che i nuovi focolai epidemici possono essere domati in meno di tre mesi se i malati vengono isolati tempestivamente e se i casi nascosti vengono scoperti tracciando in maniera efficace i contatti dei contagiati. La guardia deve essere mantenuta alta anche a livello nazionale, perché allentare precocemente le misure di distanziamento sociale potrebbe significare avere un nuovo picco di contagi in autunno. In particolare la ricerca condotta dalla Scuola di igiene e medicina tropicale di Londra indica che per controllare i nuovi focolai di Covid-19 bisognerebbe tracciare almeno il 70% dei contatti dei contagiati. Indica che abbassare la guardia è rischioso lo studio dell'Università di Oxford: se le misure di distanziamento sociale vengono allentate dopo pochi mesi per dare respiro all'economia, il rischio è che si ripresentino nuovi picchi di contagio in autunno.

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