Coronavirus Italia, ponte aereo per rimpatriare i cinesi

Coronavirus, ponte aereo per rimpatriare i cinesi
di Cristiana Mangani e Giuseppe Scarpa
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Sabato 1 Febbraio 2020, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 18:52

Prima di tutto i numeri: 3.300 cinesi che devono rientrare nel loro Paese entro il 3 febbraio. Si sta pensando a un ponte aereo. Sono quelli arrivati in Italia per un viaggio di piacere che l’Ambasciata del colosso asiatico a Roma ha chiesto di far tornare a casa. Il loro giro turistico scade a giorni, qualcuno di questi ha già in mano il biglietto di ritorno, ma con lo stop ai voli, stabilito fino al 28 aprile, la questione si è complicata. Anche se non si escludono deroghe. «Potranno partire quelli che avevano il biglietto comprato entro il 2 febbraio», ha dichiarato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Dalla sede diplomatica cinese nella Capitale, però, la sospensione dei collegamenti non è molto piaciuta: «Speriamo che la parte italiana possa organizzarsi per tutelare e garantire i diritti legittimi di tutti passeggeri - hanno dichiarato -. Da parte nostra saremo solerti nel fornire tutto l’aiuto necessario ai cittadini cinesi presenti in Italia». 

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Nella nota diffusa il portavoce tiene a sottolineare che «l’Oms ha dichiarato l’epidemia da nuovo coronavirus una “emergenza sanitaria internazionale” e il direttore generale Tedros Adhanom ha ribadito che non è necessario attuare misure restrittive della mobilità internazionale». Dunque, non lo dicono chiaramente ma si intuisce: forse si poteva evitare. Di vero c’è che il 2020 è anche l’anno del Turismo Italia-Cina, inaugurato con mille invitati la scorsa settimana all’Auditorium di Roma. Un evento che ha previsto la presenza nel nostro paese, durante l’anno, di circa 4 milioni di turisti provenienti da quella zona del mondo. Una batosta anche per l’economia. «Il governo ha indicato ai tour operator di interrompere la vendita di pacchetti di viaggio - spiega Jacopo Sertoli, presidente di Welcome chinese -. Alle compagnie aerei cinesi è stato chiesto di rimborsare i biglietti già acquistati. I voli viaggeranno prevalentemente vuoti. Questa situazione ha un orizzonte temporale limitato nel tempo. Riteniamo che gli sforzi necessari sono stati fatti da parte cinese per limitare i danni il più possibile».

Tra i 3.300 in attesa di partire ci sono anche i 500 turisti che sostano ormai nell’area di attesa di Fiumicino da giorni. E a questi si aggiungono 500 italiani che si trovano in Cina e che hanno già comunicato alla Farnesina di voler rientrare. A questo punto che succederà? Il commissario straordinario nominato ieri dal governo, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha stabilito di delegare per la gestione dei rimpatri un soggetto attuatore. Saranno, in realtà, due: il ministero degli Esteri e l’Enac, che dovranno occuparsi di gestire il ponte aereo. Dall’Ente nazionale aviazione civile l’ipotesi di piano che si sta valutando in queste ore, è che si autorizzino le compagnie cinesi ad arrivare in Italia senza passeggeri, con gli aerei vuoti, in modo da poter recuperare i connazionali e riportarli indietro rapidamente.



Del resto, alternative possibili non si intravedono, perché non è stato neanche facile far rientrare i primi 65 italiani da Wuhan, che hanno chiesto di tornare. Dopo inutili tentativi di coinvolgere le compagnie private, che si sono rifiutate di partire perché già intravedevano costi ulteriori per la quarantena che avrebbe dovuto effettuare il personale di bordo, si è arrivati alla soluzione offerta dal ministero della Difesa: un aereo militare KC-767A del 14° Stormo dell’Aeronautica che partirà questa notte, con rientro pianificato nella giornata di lunedì 3 febbraio. A bordo ci sarà personale medico e infermieri specializzati delle Forze armate, coordinati da un team dello “Spallanzani” per garantire un trasporto sanitario sicuro, e anche diverso materiale sanitario che ci è stato chiesto dalla Cina. Al rientro il velivolo atterrerà a Pratica di Mare. A quel punto gli italiani di ritorno dalla zona di massima emergenza, verranno seguiti dal personale del 3° Stormo di Villafranca (VR), e trasferiti nella struttura militare della Cecchignola, dove verranno sottoposti a 15 giorni di quarantena. Resterà poi aperta la questione degli altri 500 italiani che hanno chiesto alla Farnesina di rientrare. È probabile che sarà ancora una volta la Difesa ad andarli a prendere. Intanto in Cina continua ad aggravarsi la situazione: 1347 nuovi contagi e 45 vittime in un solo giorno (il bilancio sale a 258 morti).
 

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