Mondragone, coronavirus: bulgari in fuga dalla zona rossa per lavorare
nei campi

Mondragone, coronavirus: bulgari in fuga dalla zona rossa per lavorare nei campi
di Pierluigi Benvenuti
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Martedì 23 Giugno 2020, 23:30 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 15:24

Continua a crescere il numero dei positivi al Covid-19 nella comunità bulgara di Mondragone, man mano che vengono analizzati i tamponi eseguiti in questi giorni sui residenti nella zona dei palazzi Cirio. I contagiati sono saliti a venticinque su 520 test analizzati, altri 63 vanno ancora processati. La maggioranza è asintomatica in condizioni di salute che non destano particolari preoccupazioni. È previsto il trasferimento al Covid Hospital di Maddaloni, ma convincere i pazienti ad accettare il ricovero, però, non sempre è semplice. Quelli che restano a Mondragone sono tenuti costantemente sotto controllo, si spera così di contenere e spegnere il focolaio. Ma sono numerose le segnalazioni di fughe dalla zona rossa, con il rischio di diffondere il nuovo virus: tre braccianti e altri 5 residenti sono stati intercettati dalle forze dell’ordine, ed è atteso l’esito dell’esame di laboratorio. 

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Anche ieri è proseguita l’operazione di screening dei residenti nei cinque palazzi del complesso residenziale di via Razzino, un’enclave bulgara nel pieno centro della città, dove il governatore Vincenzo De Luca ha decretato la zona rossa e, nella stessa ordinanza, ha ripristinato per tutti gli abitanti di Mondragone l’obbligo dell’uso della mascherina anche all’aperto. Il cordone sanitario predisposto intorno all’area interessata è previsto fino a martedì, ma non si escludono revisioni in base all’andamento dei contagi e ai tempi di completamento dei tamponi. Per i residenti nel complesso, resta l’obbligo di rimanere in regime di isolamento domiciliare e di sottoporsi a tutti i controlli sanitari disposti dalle autorità. L’uscita non è consentita neanche per recarsi al lavoro. Ad assistere le centinaia di persone costrette al lockdown, tra cui molti bambini, il Comune, che sta assicurando le derrate alimentari e altri generi di prima necessità. Ieri sono stati distribuiti seicento pacchi, messi a disposizione dall’unità di crisi regionale, e del pane offerto dai panificatori di Mondragone. I carabinieri, la polizia e i militari dell’esercito presidiano costantemente tutti i varchi di accesso al parco. Qualcuno però riesce a sottrarsi alle maglie dei controlli. La scorsa notte è stata segnalata la fuga di alcuni residenti, immediatamente rintracciati nelle abitazioni di conoscenti nelle traverse del viale Margherita. Sono stati riportati a casa e sottoposti al tampone. Anche tre donne sono riuscite a uscire alle prime luci del giorno e a recarsi al lavoro, come braccianti, nelle campagne della zona. Sono state intercettate dalle forze dell’ordine nel primo pomeriggio, mentre facevano ritorno, e sottoposte a tutti gli accertamenti. La sorveglianza nei loro confronti è stata aumentata. 
 


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Il sindaco Virgilio Pacifico ha chiesto un rafforzamento dei presidi e degli uomini addetti ai controlli. Sempre la notte scorsa, gruppetti di immigrati bulgari sono stati visti intrufolarsi, materassi in spalla, in un’abitazione di via Pescara cercando ospitalità da connazionali. Secondo il comandante della polizia locale Davide Bonuglia, sarebbero stati sfrattati dai proprietari delle case dove erano finora alloggiati e dove pagano fino a 100 euro al mese per un posto letto. Affittuari senza scrupoli che avrebbero iniziato a liberarsi di inquilini diventati improvvisamente scomodi. L’emergenza ha determinato la decisione da parte dell’Ufficio scolastico regionale di sospendere per la giornata di ieri gli esami di maturità in città. Riprenderanno oggi ma in modalità a distanza, con presidenti, commissari e candidato collegati in videoconferenza. Restano gli interrogativi sulle cause che hanno innescato il nuovo cluster. A far scattare l’allarme nello scorso week-end, la positività di un uomo di origine bulgara residente in via Como e quella di una ragazza, pure bulgara, residente nei palazzi Cirio, che ha partorito all’ospedale di Sessa Aurunca. «Sappiamo che anche in Bulgaria ci sono focolai. Non è improbabile che i casi registrati nella comunità di immigrati di Mondragone siano dovuti a persone tornate in Italia nei giorni scorsi» afferma il sindaco anche in risposta alle polemiche e alle proteste di alcuni abitanti italiani del parco.
 

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