Coronavirus, viaggio nella zona rossa di Campagnano: «Casi azzerati, ma meglio stare chiusi»

Coronavirus, viaggio nella zona rossa di Campagnano: «Casi azzerati, ma meglio stare chiusi»
di Camilla Mozzetti
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Domenica 26 Aprile 2020, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 11:18

CAMPAGNANO Un bambino si affaccia alla finestra, il papà lo tiene in braccio. Lo sguardo un po' imbronciato e poi, dal niente, un enorme sorriso. Saluta con la manina, mentre si stringe il mantello di un costume di carnevale da supereroe che la mamma gli ha permesso di indossare per alleggerire la tensione di questi giorni che non risparmia neanche i più piccoli. «Andrà tutto bene», grida dalla finestra destando l'attenzione dei pochi residenti in fila per comprare il giornale nell'edicola che Massimo Cavalieri e sua moglie hanno preso in gestione da tre anni. Quei pochi che attendono il proprio turno di fronte alla farmacia di piazza Regina Elena lo guardano e i sorrisi, che non si possono vedere perché le mascherine chirurgiche coprono i loro volti, spuntano fuori dagli occhi.

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Resiste Campagnano, la piccola cittadella nella provincia di Roma nord, trasformata in zona rossa la sera del 18 aprile dopo che dal centro riabilitativo Santa Maria del Prato è emerso un numero allarmante di positivi tra sanitari e pazienti: ben 79 casi. Eppure, nonostante lo choc iniziale - le file in Comune per chiedere cosa fare, dove poter andare - i residenti hanno accettato la condizione. «Una festa di Liberazione anomala, inimmaginabile ma serve ora rispettare le regole e restare in casa, solo così ne usciremo più forti di prima», commenta Fulvio Pace dal balcone del suo appartamento in via della Carronara, pochi metri dall'ingresso - sbarrato - del palazzo comunale. Il tricolore che si muove al vento dalle finestre. Bandiere appese ben prima del 25 aprile che, a poco a poco, hanno unito questa comunità di circa 12 mila anime in una battaglia comune. Combattuta al fianco delle forze dell'ordine, guardate all'inizio con sospetto e diventate poi, invece, dei punti di riferimento da ringraziare con il caffè nei thermos e le crostate o i biscotti fatti in casa. Nel Centro storico a otto giorni ormai dal blocco totale, i negozi su corso Vittorio Emanuele sono tutti chiusi, la piazza dedicata a Cesare Leonelli, vittima delle Fosse Ardeatine, è desolata.
E pensare che qui, nel giorno della Festa di Liberazione, arrivavano romani e cittadini di altre province per la fiera del 25 aprile. Sul selciato di sampietrini le borchie in ghisa, che segnano gli spazi per gli artigiani e gli antiquari, sono rimaste orfane di posteggi.
 



CONTROLLI
Le persone più anziane guardano la piazza dai vetri delle finestre chiuse. Sui loro volti si legge un po' di malinconia, ma poi salutano e fanno il segno di forza con le mani. Attraversando la piazza, percorrendo a ritroso il corso principale, e salendo su via Roma si arriva al luogo da cui tutto è partito. Il centro riabilitativo Santa Maria del Prato che ospita in tutto 107 pazienti, tutte donne, molte delle quali affette da sindromi specifiche. Il cancello in ferro battuto è aperto. Ma dalla struttura, ormai, non esce e non entra più nessuno. Se non quei pochi operatori risultati negativi al tampone. Ai check-point dislocati nei quattro principali punti di ingresso e di uscita dalla città, carabinieri, polizia, militari dell'esercito schedano le persone in transito. In media il traffico giornaliero si attesta sulle 200 persone e questo perché il Comune ha permesso una deroga per i lavoratori impiegati al di fuori di Campagnano. A venerdì erano arrivate 2.100 richieste di nulla osta e il 25% è stato accolto. Le forze dell'ordine chiedono le autocertificazioni, controllano la temperatura.

«È capitato in questi giorni di verifiche serrate e attive h24 - spiega l'ufficiale in comando del corpo militare della Croce rossa italiana, il tenente Marco Mastrilli - che alcune persone avessero una temperatura superiore ai 37,5 gradi e per questo abbiamo segnalato i casi alle autorità sanitarie competenti». Ma a Campagnano da tre giorni i contagi sono fermi a zero, dopo le positività accertate da inizio mese. Oltre al Santa Maria del Prato, i sanitari dell'Asl Roma 4 stanno passando al setaccio altre strutture, tra Rsa e case di riposo: Villa Gregna 1, Villa Gregna 2, Villa Celeste, Villa Alba e poi le case di riposo Il Colle e San Giuseppe. Al momento i tamponi sono stati fatti in quest'ultime due realtà e si aspettano i risultati, ma per ora non sono stati registrati nuovi focolai. Motivo per cui l'amministrazione comunale è pronta domani a chiedere alla Regione Lazio «La riapertura anticipata di Campagnano prima della scadenza della zona rossa fissata al 2 maggio - spiega il vicesindaco Alessio Nisi - e di concentrare i controlli sul Santa Maria del Prato». Potrebbe essere un azzardo, tenuto conto che le verifiche sulle strutture sanitarie, private o accreditate, sono ancora in corso, ma in questo momento «c'è bisogno di ripartire e alla svelta - continua Nisi - perché tante attività sono in crisi, Vallelunga ha sospeso ogni attività ed è il nostro principale punto attrattivo». Da qui anche l'appello ad «attivare anche un fondo per quei Comuni che sono diventati zona rossa».

 

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