Corleone, si dimette il sindaco Nicolosi: lui e assessori segnalati dai Nas per il vaccino anti-Covid

Corleone, si dimette il sindaco Nicolosi: lui e assessori segnalati dai Nas per il vaccino anti-Covid
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Domenica 7 Marzo 2021, 12:16 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 07:12

Il sindaco di Corleone Nicolò Nicolosi ha annunciato, attraverso la pagina Facebook del Comune, di avere convocato per domattina la giunta per presentare le sue dimissioni. La decisione fa seguito alle polemiche suscitate dall'indagine dei carabinieri del Nas che hanno segnalato alla Procura di Termini Imerese che il sindaco e gli assessori della sua giunta si erano vaccinati contro il Covid 19 a metà febbraio. 


Una somministrazione avvenuta pur non rientrando tra le categorie stabilite dalla legge.

Nicolosi si era difeso sostenendo che «il sindaco è l'autorità sanitaria del territorio: per questo mi sono vaccinato, avvertendo anche il presidente Musumeci». 

Le parole del sindaco

«Ho passato una notte insonne a riflettere su questa decisione e ho concluso che è giusto che io rassegni le dimissioni anche se rivendico di aver fatto la scelta giusta nel decidere di vaccinarmi e di far vaccinare la Giunta», dice all'ANSA Nicolosi. «Corleone, però, ha bisogno di un sindaco pienamente legittimato e viste le critiche che ho ricevuto io non lo sono più come prima. Il nostro paese, per la sua storia, è un simbolo, una sorta di vetrina, e questo ancor di più mi ha convinto a fare un passo indietro in questo momento», aggiunge. Nicolò Nicolosi, 79 anni, politico di lungo corso, è stato deputato Dc all'Assemblea regionale siciliana, dove ha ricoperto anche la carica di vice presidente e assessore al Bilancio; nel 2001 è stato eletto alla Camera nella coalizione di centrodestra. È stato sindaco di Corleone una prima volta dal 2002 al 2007; il 25 novembre del 2018 era stato rieletto sindaco, sempre con una coalizione di centrodestra.. Nei giorni scorsi Nicolosi aveva effettuato un rimpasto in giunta con l'uscita di due assessori Walter Rà (Fdi) e Luca Gazzara (Fi).



Il post del Comune

«Il sindaco ha confermato che ha ricevuto la prima dose di vaccino l’8 gennaio e la dose di richiamo il 31 gennaio - si legge in un posto del Comune - Ha fatto il vaccino in modo consapevole, non tanto per tutelare la salute, quanto perché preoccupato, se infettato, di dovere trascurare per un tempo non breve l’attività amministrativa, in un momento in cui i molteplici impegni, derivanti anche dalla diffusione del virus, oltre che da tutte le altre attività che si stanno portando avanti, imponeva una presenza costante sul campo, cosa che ha consentito non solo di fronteggiare con prontezza l’emergenza, ma nel contempo di ottenere cospicui finanziamenti per risolvere annose questioni legate alle infrastrutture, al decoro urbano, agli impianti sportivi, alla illuminazione pubblica e tanto altro di cui si è dato conto al Consiglio comunale e alla città. Peraltro il sindaco, nella sua qualità di presidente della Conferenza dei sindaci della sanità provinciale, ha subito segnalato al presidente della Regione Musumeci e all’assessore alla Sanità Razza la necessità di equiparare i sindaci e gli amministratori locali agli operatori sanitari e quindi inserirli nella prima fascia dei soggetti da proteggere proprio per i compiti che sono chiamati ad assolvere anche in relazione alla tutela della salute della comunità amministrata».

Pertanto «il sindaco rivendica la correttezza dettata dall’esigenza di quanto in premessa della scelta compiuta, sottolineando che egli non è mai mancato un giorno nello svolgimento delle sue incombenze di sindaco nella direzione delle attività amministrative. Ribadisce scelta compiuta consapevolmente per evitare che l’eventuale contatto con il virus lo potesse costringere ad abbandonare il posto in trincea, che tutti i sindaci e gli amministratori locali hanno il dovere di presidiare sempre e in particolare nei periodi di grave emergenza quale quella attuale. Ben venga quindi l’approfondimento delle indagini in corso che servirà a chiarire le ipotizzate responsabilità», conclude la nota.

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