Era il “terrore” dei furbetti del biglietto in treno: migliaia di contravvenzioni in pochi anni, senza nessun cedimento. Alla fine anche Trenitalia non ne poteva più, e l'aveva licenziato, ma lui, il 'signor B.', sessantenne, in servizio nel compartimento di Venezia, adesso è tornato. Perchè i giudici della Corte di Cassazione hanno deciso che, in fondo, faceva solo il proprio dovere, seppur in modo «estremamente puntiglioso». Un incubo, appunto, non solo per i passeggeri dei Frecciarossa, il cui controllo era quello preminente, ma anche per i pendolari, che se trovati senza biglietto non avevano scampo davanti al signor B.
Lo licenziano e lui si trasforma in stalker: giudice lo condanna a un anno di carcere
Trenitalia licenzia dipendente perché faceva troppe multe
È risultato così che il capotreno veneziano aveva emesso sul convoglio circa duemila titoli di viaggio, dopo aver staccato prima altrettante contravvenzioni.
«A Santo Domingo per curare la depressione», licenziato dal Comune
È ricorso al giudice del lavoro contro il licenziamento, l'azienda a sua volta si è opposta in tutti i gradi di giudizio, e alla fine la causa è arrivata alla Cassazione. Che ha dato ragione al dipendente, intimando all'azienda ferroviaria di reintegralo in servizio. Nella sentenza i supremi giudici lo hanno descritto come un uomo di «zelo non comune, inflessibile ed estremamente puntiglioso nell'elevare contravvenzioni», un controllore dotato di «intransigenza zelante». Un capotreno che, insomma, sarà pure «inflessibile ed estremamente puntiglioso» ma senza «finalità esclusive di lucro né in mala fede contro l'azienda».
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout