Covid. «Ora ho più paura di prima»: il rientro in città è un incubo

Covid. «Ora ho più paura di prima»: il rientro in città è un incubo
di Mario Ajello
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Domenica 23 Agosto 2020, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 22:03

E' partita una proposta via social: «Le spiagge vanno divise in due parti. Una per quelli che vogliono parlare del Covid. Un'altra per chi vuole farsi le vacanze provando a staccare dalle ansie dal rientro con il virus che impazza». Ma la divisione è sproporzionata. Non c'è lido nella sua totalità in cui nell'ultimo weekend di ferie, perché da oggi molti tornano in città, non stia impazzando l'angoscia. Che fifa dover riprendere il lavoro e mandare i bimbi a scuola in (eventuale) compagnia del virus! C'è chi cerca di sdrammatizzare, guardando sugli smartphone gli sbarchi di ragazzi dalla Sardegna a Civitavecchia, diretti a Roma: «Una volta dalle vacanze si portavano le calamite, adesso il Covid». Ma c'è poco da ridere.

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IL DISASTROSO ATTILIO
«Se le scuole dopo le riaperture del 14 settembre richiudono, io mi ammazzo», lo dice una mamma ai bagni da Rocco a Sperlonga e tutte le altre genitrici partono in coro: «Io pure», «Io pure», «E che io no?». «I ragazzini a casa come li tengo?», è l'interrogativo inquietante che unisce marine e alpeggi, Nord e Sud, Adriatico e Tirreno, i campani di Licola o del Cilento che sperano in De Luca Lo Sceriffo («Vicienz' chiude tutto, e o Covid se lo teneno gli altri!») e i lombardi disperati per dover sopportare il governatore Fontana. Di cui circola l'ultimo video che rovina il relax di fine agosto. Eccolo comparire il disastroso Attilio che dai telefonini avverte i milanesi da bagnasciuga: «Dobbiamo essere pronti a un eventuale rigurgito dell'epidemia». «Dobbiamo essere pronti noi? Dev'essere pronto lui, che faccia da tolla!», è la reazione dei più. Oppure: «Se non si dimette, lo prendo a racchettoni!».

A inizio estate, si pensava che l'angoscia da rientro avrebbe riguardato soltanto la crisi economica e sociale: «Sarà un settembre nero», si prevedeva fino a ferragosto. Adesso, i crucci sono due: come salvo il mio lavoro? Come mi salvo dal virus? E il lockdown che sembrava appartenere al passato è ridiventato una minaccia presente: ci sarà, non ci sarà? Sarà totale o parziale? Per regioni o per zone? E tutti a compulsare le notizie: «Oddio, siamo tornati a quota 1000» (contagi giornalieri). «E non ci basta più», si cerca di sorridere canticchiando l'hit (Baby K e Chiara Ferragni) della più strana estate di questi decenni che finisce molto peggio di com'era cominciata. Segue dibattito: «Vabbé, l'Italia sta quasi a mille ma in Francia al giorno si appestano in più di 4000», dice uno a Gaeta e il vicino d'ombrellone: «E chissene frega della Francia!».

Sembra interessare assai più la Germania. Lì hanno chiuso, dopo averle appena riaperte, 100 scuole. Se accade anche da noi - ma di scuole chiuse ne basterebbero 2, altro che 100 - cade il governo. E il popolo dei pedalò, in questa fase d'emergenza, non sembra volere una crisi di governo, gli basta sapere quello che si stanno chiedendo tutti mentre stanno a mollo: «Ma la temperatura a mio figlio la mattina gliela devo misurare io o lo fanno a scuola?». Boh.

Le code in aeroporto (dove la temperatura in molti scali viene misurata tre volte: all'ingresso, all'imbarco e all'arrivo) rende i viaggi di ritorno ancora più tormentati (si rimetta la mascherina sennò non parte!, intimano giustamente gli addetti ai voli) rispetto a quelli del normale controesodo degli scorsi anni. Ci sentivamo - sbagliando - di aver abbattuto il mostro e invece i suoi bacilli sono ancora tra noi.

DALLO STRETTO ALLA GRU
A Formia, per esempio, a metà luglio le mascherine comparivano non troppo spesso (quasi quanto i papillon), mentre in questi ultimi giorni capita di vedere le genitrici napoletane che rincorrono sacramentando le proprie creature, spesso maggiorenni: «Miettete in bocca chillo pezzo è stoffa, sennò te vatto» (ti mena). Ed evviva le mamme napoletane! Ludovica, romana, dirigente d'azienda, nella stupenda Capo Faro (Messina) guarda il mare e dice: «Avranno sanificato bene il mio ufficio? Sennò, continuo lo smart working a oltranza e mi devono venire a prendere con la gru».

E pensare che tutti noi, dopo le ferie, pensavamo di doverci lamentare soprattutto per i postumi di una bruciatura da medusa o per le bollette da pagare a settembre, che sembrano sempre più pesanti delle altre. E invece, tocca vedercela con la fine traumatica dell'illusione chiamata Covid free.
 

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