Giovanni Legnini: «Il codice terremoti è una svolta. Mai più ritardi nelle ricostruzioni»

Il Commissario per il Centro Italia: le norme approvate dal Cdm consentono di avere un unico modello da seguire

Giovanni Legnini: «Il codice terremoti è una svolta. Mai più ritardi nelle ricostruzioni»
di Michele Di Branco
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Giovedì 23 Giugno 2022, 06:44

«Si tratta di un passaggio storico fondamentale per l'Italia: presto il nostro Paese avrà un quadro normativo uniforme per garantire certezza, stabilità e velocità alle procedure e alle attività di ricostruzione nei territori colpiti di terremoti». Il governo ha approvato l'atteso disegno di legge che prevede la delega per l'adozione del Codice della ricostruzione e il Commissario alla ricostruzione per il Sisma del Centro Italia, Giovanni Legnini, può finalmente tirare un sospiro di sollievo. «Spero che dopo questa importantissima decisione, per la quale ringrazio il Presidente del Consiglio e tutto il governo, si individui il percorso legislativo più utile per accelerare l'approvazione definitiva» confida Legnini, che spera nel varo del codice entro questa legislatura.

Commissario Legnini, perché è così importante il Codice della ricostruzione?

«È importante perché di fronte alle catastrofi, storicamente, si è registrata un'enorme difficoltà nell'avvio dei processi di ricostruzione a fronte di un quadro legislativo disomogeneo e frammentato.

Ciascuna delle ricostruzioni ha avuto regole differenti e mai si è potuto disporre di strutture adeguate per affrontare sfide difficili, spesso determinando oltre ai ritardi anche disparità di trattamento tra cittadini e territori colpiti».

Come interviene il Codice?

«Il Codice punta alla creazione di un modello uniforme per le ricostruzioni, che metta a frutto le migliori esperienze del passato nella gestione di questi processi, introduce nell'ordinamento giuridico lo stato di ricostruzione, distinto dallo stato di emergenza, stabilisce formule di governance multilivello, con il coinvolgimento del governo, delle Regioni e degli enti locali e prevede la costituzione di una struttura presso la Presidenza del Consiglio, dotata di personale particolarmente qualificato, cui affidare la gestione degli interventi insieme agli uffici regionali».

Quali gli altri elementi?

«Il Codice introduce il principio che le ricostruzioni debbano riguardare non solo il patrimonio edilizio, ma anche lo sviluppo economico e sociale dei territori colpiti, oppure la possibilità di procedere ad una ricostruzione di iniziativa pubblica dei nuclei urbani e dei centri storici, nel caso questi fossero danneggiati in modo tale da rendere molto complessa la ricostruzione privata».

A che punto è il processo di ricostruzione privata in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria?

«Nei primi cinque mesi del 2022 è proseguito il trend che ha caratterizzato lo scorso anno, segnato da una sensibile crescita dei cantieri. Le domande approvate sono state 1.870 (+15,4% in cinque mesi), rispetto ai 5.209 decreti emessi nel 2021. Alla fine di maggio erano stati autorizzati 13.959 cantieri della ricostruzione privata, 7.096 dei quali avevano già concluso i lavori, con la consegna ai proprietari di altrettanti edifici, per oltre 15 mila unità immobiliari. I cantieri privati attualmente in fase di lavorazione sono 6.863».

E sul fronte della ricostruzione pubblica?

«Le semplificazioni normative e l'adozione delle Ordinanze Speciali in deroga stanno cominciando a produrre risultati importanti e lasciano prevedere nuovi significativi progressi nei prossimi mesi. Le opere pubbliche finanziate dalle Ordinanze Commissariali e dalle Ordinanze Speciali sono 1.940, con uno stanziamento complessivo di 3,3 miliardi di euro. Accanto a queste, attraverso un censimento condotto nel 2021 dalla Sose, sono stati individuati 3.171 ulteriori interventi necessari, con un costo stimato di circa 5 miliardi di euro, che confluiranno nei nuovi elenchi delle opere da finanziare».

È vero che il costo per la ricostruzione nel Centro Italia, stimato in 27 miliardi, potrebbe lievitare?

«È presto per fare una valutazione ma è chiaro che l'aumento dei prezzi e la necessità di finanziare nuove opere pubbliche potrebbe far salire il costo che avevamo ipotizzato».

 

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