Clima, in Italia temperature anomale: penalizzati dal Mediterraneo

Clima, in Italia temperature anomale: penalizzati dal Mediterraneo
di Francesco Malfetano
4 Minuti di Lettura
Venerdì 5 Giugno 2020, 07:14 - Ultimo aggiornamento: 09:53

In Italia la temperatura cresce più che in altre parti del mondo e la Penisola è più esposta ai pericoli dei cambiamenti climatici. A sostenerlo è l'Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che nel suo annuario sui dati ambientali appena pubblicato riporta come nel 2018 sia stata registrata un'anomalia media pari a +1,71 gradi rispetto alla media climatologica 1961-1990. Un incremento della temperatura superiore a quello globale sulla terraferma (+0,98 gradi). «In pratica tutta la regione mediterranea sta diventando più calda di gran parte del resto del mondo». Per Riccardo Valentini però, docente di ecologia all'università della Tuscia che nel 2007 da fisico ha vinto il Nobel per la Pace assieme ad Al Gore e agli scienziati del Comitato Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) «Non esistono meccanismi causa-effetto immediati».

Meteo, previsioni: maltempo ovunque, allerta arancione anche nel Lazio

Clima, temperatura in aumento. E in Italia cresce più che nel resto del mondo. Bacino padano
tra i più inquinati d'Europa



BACINO CHIUSO
L'innalzamento del livello del mare e delle temperature è infatti il risultato di «tutte le scelte sbagliate degli ultimi anni» anche se «a penalizzarci è la posizione al centro di un bacino chiuso». Il clima d'altronde non è unico in tutto il Pianeta e quindi «la risposta al riscaldamento non solo è diversa», ma può anche avere risvolti inattesi. «Le regioni artiche ad esempio, quelle della Russia, si stanno riscaldando ancora più velocemente del nostro mare» spiega il docente che è anche al vertice del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti Climatici (Cmcc). «Noi abbiamo superato la soglia di +1,5 gradi e già nel 2020 andiamo verso quella dei 2 gradi, vale a dire il limite che secondo gli accordi di Parigi non dovremmo sfiorare prima della fine del secolo».

LE CONSEGUENZE
Una situazione drammatica che si manifesta con problemi di breve e lungo periodo. «Quasi ogni anno abbiamo rischi di siccità, incendi boschivi e tempeste di vento - continua Valentini - Catastrofi che hanno una frequenza nuova rispetto al passato e che non solo creano grossi problemi alla nostra agricoltura e alle risorse idriche ma che dovranno anche cambiare il nostro modo di costruire le infrastrutture, soprattutto lungo la costa». Nel lungo periodo infatti, il rischio è che «con lo scioglimento dei ghiacciai le zone costiere finiscano sommerse entro la fine del secolo».
Dovremmo cioè dire addio non solo a Venezia, ma anche ad aree che consideriamo al sicuro come la costa laziale o quella campana. «La battaglia però in questo caso è geopolitica» e lo scontro tra visioni diverse rischia di travolgere il nostro Paese che può solo provare «a fare diversamente» e soprattutto convincere gli altri a farlo. «Il Coronavirus e il lockdown hanno dimostrato che basta poco per vedere i primi effetti di scelte differenti - aggiunge il premio Nobel - Dopo poche settimane di chiusura la natura ha iniziato a riprendersi i suoi spazi». Ovviamente però «non bastano pochi mesi» per vincere lotte come quella contro il cambiamento climatico o gli altri danni causati dall'uomo al Pianeta.

LA BIODIVERSITÀ
A ricordarlo oggi è anche la Giornata mondiale dell'ambiente che quest'anno è dedicata alla diversità biologica e, in Italia, sarà celebrata proprio dall'Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) con una tavola rotonda con il ministro dell'Ambiente Sergio Costa e la ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova. Il tema è fondamentale. Come spiega l'Onu che dal 1972 ha istituito per il 5 giugno queste ventiquattr'ore per riflettere sull'ambiente, la biodiversità infatti è in pericolo con oltre un milione di specie (su 8,7) a un passo dall'estinzione. Una catastrofe vera e propria dato che questa varietà è «la base che sostiene la vita sulla terra e sott'acqua» e «la sua modifica influisce sull'intero sistema e può produrre conseguenze negative» proprio come il coronavirus.

Non a caso, avverte l'Onu, «circa il 75% delle malattie infettive emergenti nell'uomo sono trasmesse alle persone dagli animali». La natura «ci sta inviando un messaggio», non possiamo ignorarlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA