Prezzo di partenza per un permesso di soggiorno in Italia di nove mesi, cinquemila euro: ma si poteva scendere fino a 1.500, «in base al numero di richieste o di rapporto personale o di parentela»: è il prezzario stabilito dalla “filiera” specializzata nel far entrare e soggiornare immigrati in Italia, sgominata oggi dalla Polizia, con 16 persone finite agli arresti domiciliari e 56 indagati nel Potentino e nelle province di Milano, Firenze, Foggia e La Spezia.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Potenza, sono cominciate nel 2018, dopo una segnalazione del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato. La «filiera criminale» operava da tempo (sette o otto anni, secondo i primi risultati degli accertamenti) per regolarizzare la posizione di cittadini stranieri in Italia, che così, forniti di permessi di soggiorno regolari, potevano circolare liberamente nell'Unione Europea, al punto che molti, alla fine, partivano per raggiungere familiari o amici in Francia e Germania.
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L'organizzazione funzionava su due piani: i “facilitatori”, che operavano nel Potentino, a Firenze e a Milano; e i titolari di alcune aziende agricole nel Potentino e in provincia di Foggia (il gip ha disposto il sequestro di cinque aziende). Ottenuto un contratto di lavoro - fittizio e da rescindere quasi subito - l'immigrato otteneva il permesso di soggiorno: a causa della farraginosità degli scambi di informazioni, farla franca era quasi scontato.