Roma, tamponò un auto 16 anni fa: le negano la cittadinanza. «Non è ancora integrata»

Una 41enne albanese non può diventare italiana, colpa di un lieve sinistro nel 2005: "Mi sento segnata a vita"

Roma, tamponò un auto 16 anni fa: le negano la cittadinanza. «Non è ancora integrata»
di Giuseppe Scarpa
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Domenica 10 Ottobre 2021, 07:50 - Ultimo aggiornamento: 09:29

Se si tampona un auto, in un banale incidente, lo Stato può negare la cittadinanza. Non sei sufficientemente integrata, la replica, in estrema sintesi, fornita dal Ministero degli Interni ad una donna che si è vista rifiutare il tanto desiderato status. E pazienza se nel Bel Paese, la signora ha sposato un italiano, ha due figli nati cresciuti qui e versi, da due decenni, regolarmente i contributi. È successo questo a Roma. È la storia di J. Kukaleshi, 41 anni, albanese, da 23 anni nella Capitale. Il dipartimento per la libertà civile e l'immigrazione non ha avuto dubbi e il primo ottobre le ha spedito questa missiva: «Non ha dato prova di aver raggiunto un grado sufficiente di integrazione nella comunità nazionale desumibile, in primis, dal rispetto delle regole di civile convivenza».
Insomma è bastato urtare una macchina e ricevere una condanna dal giudice di pace a una multa da 600 euro, per vedersi negare la cittadinanza italiana. È opportuno specificare che la signora era sobria e che la sanzione dal giudice è arrivata solo dopo la denuncia dell'altro automobilista a cui sono stati riconosciuti 7 giorni di prognosi.

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LA DOMANDA
La donna ha inoltrato la richiesta all'ufficio competente del Ministero, il 25 aprile 2017, facendo leva sui suoi anni di residenza. Ha evitato di chiederla dopo aver sposato un italiano perché non le sembrava corretto. Non voleva, in questo modo, dover dipendere dal marito proprio perché riteneva di essersi meritata la nuova nazionalità sul campo. E invece, il suo ragionamento, non ha fatto i calcoli con il cortocircuito burocratico e la pignoleria del sistema
«Non ho scelto la via più facile - spiega Kukaleshi - Infatti mio marito mi rimprovera e mi dice se l'avessi richiesta collegata al matrimonio l'avresti già ottenuta.

Forse ha ragione. Ma io sono cocciuta ho voluto farlo, facendo valere la residenza, perché me lo merito, perché sono italiana. E invece mi hanno detto di no per un tamponamento di cui mi ero perfino dimenticata».


IL TAMPONAMENTO
Tutto accade il 19 marzo del 2005 Kukaleshi, alla guida della sua vettura, tampona un altro automobilista nella strada che da Roma porta a Monterotondo. I due compilano la constatazione amichevole. La vicenda sembra chiudersi lì. Invece l'uomo la denuncia, delle volte accade. L'episodio non è grave, finisce al giudice di pace che infligge una multa di 600 euro per lesioni colpose (involontarie). Il medico aveva dato 7 giorni di prognosi al conducente tamponato. «Certo l'incidente è avvenuto per colpa mia, ma questo è abbastanza per negarmi la cittadinanza? Mi hanno scritto che non ho raggiunto un grado sufficiente di integrazione nella comunità nazionale, per me questa è una frase dolorosa. Penso che, essere coinvolti in un piccolo tamponamento, possa capitare a tutti. Non lo si dovrebbe considerare come un avvenimento che macchia la vita di una persona, la segna definitivamente».ù


L'ARRIVO IN ITALIA
La donna ricorda quando è arrivata in Italia. Era il 1998. «Ho iniziato a lavorare da subito in un salone di bellezza. Poi nel turismo. A partire dal 2015, con mio marito, dopo tanti sacrifici, abbiamo avviato una piccola attività di bus turistici. Insomma vivo da 23 anni in questo Paese, ho due figli di 8 e 11 anni, verso contributi da due decenni. Ho vissuto più a Roma che in Albania. Per me la lettera che ho ricevuto dal Ministero è un torto enorme». Intanto il suo legale però promette battaglia: «In tanti anni di lavoro non ho mai visto una cosa del genere. Ho inviato una memoria di replica al Ministero», spiega l'avvocato Alì Abukar Hayo tra i maggiori esperti in materia di immigrazione. «Negare la cittadinanza - prosegue Abukar - per una condanna, dal Giudice di Pace, al pagamento di una multa di 600 euro, peraltro condonata. Per un fatto del lontano 2005 in cui è rimasta lievemente ferita una persona. È una follia».

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