Un'assicurazione per coprire i danni provocati da eventuali incidenti e l'istituzione di una figura specifica, una sorta di 'ranger' o 'guardacaccia', che supporti la polizia contro la «crescita incontrollata della popolazione della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali». Immortalati ovunque, a spasso in strada nei centri urbani o a frugare tra i rifiuti, i cinghiali ora non sono più solo i protagonisti dell'ironia social, ma «una vera e propria emergenza in tutto il Paese».
Allarme cinghiali, le Regioni si muovono
L'allarme arriva dalle Regioni, che in un documento consegnato alla Commissione Agricoltura della Camera lanciano una serie di interventi necessari per far fronte agli «ingenti danni» per le piantagioni, «l'aumento degli incidenti stradali con esiti a volte fatali e rischi di carattere igienico-sanitario» provocati dai cosiddetti 'ungulatì.
L'allarme arriva soprattutto dal Nord: la banca dati dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) registra ad oggi oltre 2,5 milioni di cinghiali in Italia, con un particolare incremento proprio nelle aree settentrionali e soltanto in Veneto sono circa 200 all'anno le segnalazioni di danni. «Bisogna dare la possibilità alle regioni di dotarsi di un corpo di polizia provinciale adeguato, che di fatto dopo l'introduzione della legge Delrio (che nel 2014 ha rivisto il ruolo e l'organizzazione delle Province - ndr) non esiste più», spiega Corazzari. Da qui l'idea di «ampliare la platea di soggetti coinvolti nei 'piani di controllò, (a cui, secondo le richieste, dovrebbe essere fatto ricorso anche per motivi di »pubblica incolumità«) con la figura del 'coadiutorè, adeguatamente addestrato e ingaggiato dopo un esame pubblico. Una sorta di guardacaccia a cui si affiancherebbero le polizie locali, i carabinieri forestali e dipendenti delle amministrazioni provinciali e regionali muniti di licenza alla caccia.