Cinema e tv, Roma leader: ma la burocrazia lumaca favorisce la fuga a Milano

Cinema e tv, Roma leader: ma la burocrazia lumaca favorisce la fuga a Milano
di Francesco Malfetano
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Martedì 15 Settembre 2020, 00:40 - Ultimo aggiornamento: 15:56

La Capitale è un set cinematografico a cielo aperto. Non solo perché praticamente ogni suo angolo, anche il più nascosto, è ormai entrato nelle inquadrature di qualche regista, ma soprattutto perché a Roma l’audiovisivo è un settore che continua a macinare numeri incredibili. Eppure, con un patrimonio del genere alle spalle, è lecito aspettarsi sempre qualcosa in più. Un passo in avanti che oggi le amministrazioni locali non sembrano però in grado di fare, accontentandosi in qualche modo di ciò (tanto) che gli viene dato e lasciandosi sfuggire alcune realtà come - notizia di pochi giorni fa - la sezione news di Mediaset e quella di Sky.

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I NUMERI

Intanto numeri alla mano c’è da registrare come il Lazio sia senza dubbio leader in Italia per produzione, numero di imprese e di addetti. Nella Regione, ma principalmente nella capitale, sono infatti attive il 33% delle imprese italiane del settore, con quasi 75 mila addetti (diretti e indiretti) impiegati. Considerando che secondo i dati del Centro Studi Confindustria contenuti nel Rapporto Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali) in Italia l’intero comparto genera un giro d’affari che supera i 4 miliardi di euro, nella sola Roma il mercato dei contenuti per cinema e tv vale quasi un miliardo e mezzo. Un successo che si iscrive nella grande tradizione romana delle riprese e che oggi vede primeggiare gli studios di Cinecittà capaci, nonostante le ripetute crisi, di ingolosire ancora i grandi colossi delle produzioni tv tradizionali ma anche i nuovi giganti della produzione digitale come Amazon Prime. Netflix invece è andata oltre e ha deciso di stabilire la sua sede italiana all’interno di un villino storico a due passi da via Veneto. Vale a dire proprio tra le strade del mito, quelle di Vacanze romane della Dolce vita di Federico Fellini che però, a più di 60 anni di distanza dalla loro uscita, rappresentano ancora l’immagine più nitida della Città Eterna nel mondo.
 

APPEAL

«In discussione infatti non c’è l’appeal di Roma - spiega Marco Simoni, accademico e primo Presidente della Fondazione Human Technopole - sarebbe folle non coglierlo. Il punto è che non ne viene favorita la vocazione. Netflix è sì sbarcata nella Capitale, ma cos’ha fatto il Comune o le istituzioni per favorire il successo dell’operazione? E’ forse stato trovato il modo per favorire il suo lavoro e l’arrivo di attori o cineasti internazionali o magari l’accesso del colosso a luoghi ormai dismessi?». Interrogativi che, a ben vedere, possono essere estesi a tutte le grandi produzioni. «Non è che Roma non funzioni ma si può migliorare. Nel senso che sognando un pochino e avendo un po’ più di ambizioni si potrebbe mettere più a sistema il comparto». A spiegarlo è Francesca Cima, Presidente sezione Produttori Anica. «Si potrebbe pensare a semplificare l’iter dei permessi per girare o mettere a sistema i vari uffici evitando che per poter lavorare in un palazzo storico si debbano richiedere autorizzazioni alla Sovrintendenza, altre che al Comune e alla Regione».

MILANO

In pratica, a farla da padrone, è il classico bizantinismo italiano che finisce con il rendere più complicate le cose come sostiene Riccardo Tozzi, fondatore e presidente di Cattleya: «Non è per fare paragoni, ma nella mia esperienza nel girare il film su piazza Fontana a Milano siamo stati molto aiutati, abbiamo letteralmente dovuto far esplodere la piazza, e c’è stata tantissima disponibilità. A Roma forse sarebbe stato un po’ diverso». Non è un caso quindi se oltre ai notiziari televisivi di Sky e Mediaset (il passaggio di quest’ultima si concretizzerà entro il 30 settembre), i vari Endemol, Banijay, Ballandi e Fremantle - almeno prima del Covid - sempre più spesso producono i propri contenuti per le tv italiane a Milano. Non solo, anche la Rai ha dato il via libera alla costruzione di un nuovo centro di produzione nella capitale lombarda, nella Vecchia fiera, nel quartiere Portello. E se anche “mamma Rai” inizia a spostarsi, forse qualcosa che non va nella Capitale c’è davvero.

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