Chico Forti, lo zio: «Gli hanno rubato gli anni più belli senza una prova. Ma si riprenderà la sua vita»

Chico Forti, lo zio: «Gli hanno rubato gli anni più belli senza una prova. Ma si riprenderà la sua vita»
di Valentina Errante
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Domenica 27 Dicembre 2020, 10:25

«Da ventidue anni per noi non era Natale. Senza Chico non poteva esserlo». Gianni Forti, lo zio Gianni, l'uomo che dal giorno della condanna senza condizionale di Chico Forti («significa che poteva uscire dal carcere solo da morto») è travolgente. È più che felice: ripercorre i viaggi, le speranze naufragate, gli otto ministri degli Esteri ai quali si è rivolto («solo Giulio Terzi ci ha provato realmente, ma poi si è dimesso») le 5000 pagine di documenti. La storia di suo nipote l'ha anche raccontata a fumetti in un libro appena uscito Una dannata commedia. Ritorna sul delitto di Dale Pike e usa parole di gratitudine per tutti quelli che hanno fatto diventare il suo miraggio realtà: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, ma anche l'opposizione: Matteo Salvini e Giorgia Meloni. E poi le piazze, la gente comune e quella meno comune, come Enrico e Teresa Montesano.

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Quando ha davvero creduto che Chico potesse tornare in Italia?
«L'ultima volta che l'ho sentito, otto giorni fa, mi aveva pregato di metterlo in contatto con Di Maio, ma ancora non avevo la percezione di quello che stava succedendo.

Abbiamo fatto sei appelli per riaprire il caso, respinti senza motivazioni. Poi abbiamo dovuto rivolgerci al governo, le prove a favore di Chico non sono mai state considerate. Era il 2009».


Com'è andata veramente?
«Chico ha avuto la sventura di essere raggirato da un truffatore di professione: un tedesco che lo aveva messo in contatto con Anthony Pike, i due volevano vendergli l'albergo di Ibiza. In realtà Pike aveva ceduto l'albergo un anno prima. Ma questo l'ho scoperto io. Dale Pike, il figlio di Anthony, che viveva all'estero, è rientrato a Ibiza e poi è andato a Miami. Chico è andato a prenderlo in aeroporto, voleva ospitarlo, Dale ha rifiutato, gli ha detto che doveva incontrare Thomas Knott, il tedesco. È stato trovato morto in un boschetto».


Chico ha tre figli, li ha visti in tutti questi anni?
«No, mai più: uno aveva undici mesi, gli altri 2 e 4 anni. La moglie, che aveva 27 anni, è tornata dalla madre che viveva a 12 ore di volo da Miami. Ha scelto di divorziare da Chico, ha un nuovo compagno e adesso i figli sono 5. Ma ho avuto una lettera nella quale quest'uomo si impegnava a crescere i ragazzi come se fossero stati suoi, con la promessa di ricordargli sempre chi fosse il vero padre».


Lei è di fatto il papà di Chico.
«Mio fratello non ha retto il colpo, è morto di crepacuore nel 2001. Io e Chico siamo cresciuti come fratelli. Poi è diventato il figlio che non ho mai avuto».

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Sono tante le persone che l'hanno aiutata in questa sua impresa.
«Innanzi tutto la mia compagna. Poi gli amici del circolo Albaria di Palermo, Chico è stato campione di windsurf e di vela. Mi hanno presentato una persona straordinaria che è Roberto Fodde, mi ha aiutato a trovare tutte le motivazioni a sgravio di Chico nel processo ed è andato a trovarlo in carcere quasi tutti i week end. Non credevo esistessero persone così, ha condiviso tutta la nostra disperazione, ogni momento difficile».


E Chico?
«È felice, ovviamente. Fodde oggi andava in carcere (ieri ndr) ha un compito ben preciso. Deve convincere Chico a stare tranquillo. In carcere potrebbero esserci invidie nei confronti di chi sta per tornare a casa, non deve raccogliere provocazioni. Sa, le carceri americane sono anche peggiori di quello che si vede nei film».


Cosa farà Chico adesso?
«È sempre stato reattivo e non ha mai mollato. In carcere ha dipinto la sala visite, ha organizzato tornei sportivi e ha avuto una benemerenza: insegnava l'italiano ai detenuti. Dobbiamo buttarci il passato alle spalle. Credo che Chico riprenderà in mano la sua vita. Gli hanno tolto tutto ma ha vissuto con grande dignità questa vicenda. Fino a quando non salirà sull'aereo tratterrò il fiato, con il cuore che mi batte forte, forte».

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