Cazzinga, ergastolo confermato per i morti in corsia: «Ha ucciso 8 pazienti, più marito e suocero dell'amante»

Cazzinga, ergastolo confermato per i morti in corsia: «Ha ucciso 8 pazienti, più marito e suocero dell'amante»
di Claudia Guasco
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Martedì 13 Aprile 2021, 14:36 - Ultimo aggiornamento: 14:38

Ergastolo per otto pazienti uccisi in corsia e per l’omicidio del marito e del suocero di Laura Taroni, l’infermiera con cui aveva una relazione. La Corte d’Assiste d’Appello di Milano riforma la sentenza di primo grado nei confronti di Leonardo Cazzaniga, ex aiuto primario del pronto soccorso di Saronno. Per i giudici è lui il respondabile dei decessi di otto malati (non dieci come nella sentenza di primo grado) ricoverati nel suo ospedale, tutti anziani, affetti da patologie plurime, oncologici, a cui somministrava in sovradosaggio morfina, farmaci anestetici e sedativi. Una miscela letale con effetto immediato. usata anche per Massimo e Luciano Guerra, rispettivamente maruto e scuocero di Laura Toroni.

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L’angelo della morte

L’aveva chiamato «protocollo Cazzaniga». «Una condotta che non aveva niente a che fare con la sedazione palliativa, se non lo stato dei pazienti e i farmaci impiegati.

A volte Cazzaniga decideva l’applicazione del “protocollo” e la preannunciava prima ancora di avere visto il paziente», ha spiegato nella requisitoria in primo grado il pm Maria Cristina Ria.«Era un medico esperto, che si sentiva superiore agli altri e ostentava la sua superiorità». Definiva «attendisti» i colleghi. Aveva comportamenti sprezzanti, ingiuriosi, fino a essere minacciosi, con il personale e anche con gli operatori del 118. Questo «nella totale impunità, senza che nessuno facesse niente», nonostante le segnalazioni. «Si definiva “angelo della morte”. Pronunciava frasi come “Su questo paziente dispiego le ali di angelo della morte” o “Io sono Dio”»

«Non mi pento»

Nell’udienza dello scorso 24 febbraio il dottor Cazzaniga ha preso la parola davanti ai giudici. Dichiarazioni spontanee nellle quali si dichiarava non colpevole. «Ci sono tre elementi che mi turbano . Non è vero che io vedevo gli altri soffrire e quindi li sopprimevo. Piuttosto facevo in modo che non soffrissero. Non avevo nessuna necessità di uccidere pazienti che stavano già morendo. Un altro elemento mi ha profondamente turbato. Non ho niente di cui pentirmi perché il pentimento presuppone un’ammissione di colpa. Non ho ucciso nessuno». Ma la ricostruzione del sostituto pg Nunzia Ciaravolo va nella direzone opposta. «Non si può parlare di sedazione profonda per non fare soffrire i pazienti. Cazzaniga definiva queste persone organismi e non provava nessuna empatia. Al di là di tutte le finalità dichiarate dall’imputato, queste morti sono riconducibili a un uso proposito di farmaci». Che i giudici hanno punito con l’ergastolo.

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