Cattolica, Cnel e Fondazione Etica e Libera: un patto sul Piano Nazionale di Ripresa

Al centro, il Rettore della Cattolica Franco Anelli
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Martedì 1 Giugno 2021, 20:13 - Ultimo aggiornamento: 21:07

Monitorare i progetti contenuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza grazie al coinvolgimento e alla partecipazione di istituzioni ma anche e soprattutto della società civile. È l’obiettivo semplice ma ambizioso dell’iniziativa LIBenter, acronimo di un’Italia BEne comune Nuova Trasparente Europea Responsabile, presentata martedì 1° giugno durante un incontro con i rappresentanti delle istituzioni promotrici: il Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, il Presidente di Libera/Gruppo Abele don Luigi Ciotti, il Presidente di Fondazione Etica Gregorio Gitti e il Presidente del CNEL Tiziano Treu. 

«Con il PNRR l'Italia potrà utilizzare, grazie agli importanti accordi conclusi in sede europea, enormi disponibilità finanziarie, pari ad almeno 222,1 miliardi di euro (circa 440 mila miliardi di lire) per rilanciare l’economia ed effettuare le riforme di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno», ha detto Nicoletta Parisi, docente dell’Università Cattolica e coordinatore dell’iniziativa con Dino Rinoldi. «L’impiego di una massa di denaro di tali proporzioni certamente desta preoccupazioni e giustifica un’attenzione estrema alle modalità di esecuzione dei relativi controlli». Dunque «LIBenter vuol farsi interprete delle preoccupazioni della società civile» e «per raggiungere quest’obiettivo, lavoreremo su tutto l’arco temporale (2021/2026) di attuazione del PNRR, affinché ogni progetto sia eseguito al meglio, monitorandone l’esecuzione». 

Del resto, ha affermato il Rettore Franco Anelli, «questa fase della ripresa, e quindi il PNRR, non è soltanto un flusso di denaro da gestire. È la grande occasione per ridefinire e per inquadrare secondo nuovi obiettivi e secondo nuove modalità operative le strutture fondamentali della nostra società, modernizzandole». Pertanto, ha ribadito Anelli, «questa è davvero un’opportunità non solo per ottenere risorse finanziarie, ma per riordinare il funzionamento dei nostri apparati pubblici, per garantirne una maggiore, indispensabile efficienza che va coniugata con la messa a fuoco di obiettivi e di procedure chiare per realizzarli nell’interesse collettivo.

Questo deve avvenire in un quadro di legalità e anche di solidarietà, promuovendo una corretta distribuzione di queste importanti risorse». Da qui deriva il contributo dell’università, che è cruciale «per dare il giusto peso e valore alle conoscenze, alle competenze e alle capacità acquisite con l’esperienza e lo studio».

Il tema della legalità è ritornato forte nelle parole di don Luigi Ciotti invitando a elaborare un «pensiero nuovo, radicale, rigeneratore» dato che la presenza criminale è dentro le «fessure» della nostra società. «La lotta alle mafie e alla corruzione richiede adeguate misure giuridiche e repressive, ma perché siano incisive è necessario un grande impegno culturale, educativo, sociale». Oggi, ha avvertito don Ciotti, «riscontriamo un pericolo strisciante: c'è tanta disattenzione che porta alla normalizzazione di questi fenomeni, cioè il fingere che il problema sia meno grave di quel che sembra o che addirittura non esista, complice il suo manifestarsi in forme anche nuove e meno aggressive». Dunque, «la lotta alle mafie e alla corruzione non può essere una questione solo delegata agli addetti ai lavori, come se fosse un settore specifico della vita pubblica: è necessario allargare a tutti questa battaglia, attraverso percorsi di partecipazione». Questo, ha detto ancora don Ciotti, «è il senso delle comunità monitoranti di Libera», che è il «contributo che portiamo a questo progetto» perché «fa piacere costruire un noi e camminare con altri».

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