Secondo una convenzione, infatti, al Vaticano sarebbe dovuto andare il 50% degli incassi dei biglietti. Cosa che non è avvenuta. La convenzione quinquennale è in scadenza il prossimo luglio e la speranza è che si arrivi a una soluzione per gli arretrati: dover versare una simile somma comporterebbe il rischio chiusura del sito archeologico e la fine del 'modello Sanità'. Tutto il quartiere, che ha trovato riscatto nel progetto iniziato 10 anni fa, si mobilita e lo fa come può e sa fare. Affidandosi anche a San Gennaro, patrono di Napoli, i cui resti mortali, in passato sono stati custoditi, e dove nel '69 fu ritrovata la tomba.
«San Gennaro, ci affidiamo a te - recita il cartello all'esterno della merceria 'Il piccolo bazar' - Falli ragionare a questi signori. Le catacombe di San Gennaro danno lavoro a 50 ragazzi e voce a una comunità intera». «Le Catacombe erano un ce... nelle vostre mani - si legge sul cartello che Umberto Sorrentino ha attaccato all'esterno della sua pescheria - appena avete avuto il fiuto dei soldi siete usciti fuori come lupi affamati. Vergognatevi». Ai ragazzi che lavorano nelle Catacombe il cartello rivolge un invito: «Lottate contro questo abuso». Sorrentino spiega che con la rinascita delle Catacombe di San Gennaro «sono arrivati i turisti anche qui, nella Sanità».
«Proprio ora che cominciamo a vedere anche noi commercianti una ricaduta positiva - ha sottolineato - vorrebbero intervenire dal Vaticano.
Così si rischia che loro chiudono e di conseguenza qui torna tutto come prima». Su un altro cartello c'é, invece, un «messaggio» per la Commissione Pontificia: «Giù le mani dalle Catacombe di San Gennaro. Danno lavoro a 50 bravi ragazzi». Tra le voci a sostegno dei ragazzi de La Paranza, anche Antonio Cesarano, il papà di Genny, vittima innocente di camorra, ucciso a 17 anni da un proiettile sparato durante una stesa. «È paradossale che nel momento in cui il quartiere si riprende, si riscatta arrivi una richiesta come questa - ha commentato - Questo quartiere ha trovato la forza di reagire anche dopo la morte di mio figlio Genny e non può essere oggetto di ostruzione». Aumentano di minuto in minuto, intanto, le sottoscrizioni alla lettera appello a Papa Francesco per chiederne l'intervenendo: in 24 ore sono oltre 25mila.
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