«Non ci fermiamo nemmeno davanti al buio». Il Colonnello Comandante Francesco Maria Chiaravalloti racconta l'ultimo carosello storico dei carabinieri a Villa Borghese. Una cermonia che compie 90 anni. Di storia e d'orgoglio.
«Un evento in cui si sottolinea il rapporto tra carabiniere e cavallo. Che non è un mezzo di locomozione, ma un compagno di vita». Bisogna infatti ricordare che l'arma "nasce a cavallo" nel 1814. Oggi l'unica stazione a cavallo rimasta in Italia è a Foresta Burgos.
Ma perché è così importante il carosello? «L'episodio chiave è quello del 1848, durante la prima guerra indipendenza. Carlo Alberto si mise alla guida delle truppe. Tre squadroni a cavallo lo affiancarono. I tre squadroni di Pastrengo. Durante la battaglia il re si spinge troppo avanti e viene fatto fuoco. Rimane ferito. I tre squadroni caricano allora contro gli austriaci e li mandano in fuga. Battaglia vinta. Scena rappresentato poi graficamente dal pittore Sebastiano De Albertis».
Come si è evoluto il rapporto tra carabiniere e cavallo? «Fra le due guerre vengono costituiti dei gruppi a cavallo territoriali. Perché? Principalmente per ordine pubblico. A Cagliari, Milano, Palermo e Roma.
Quando nasce il carosello storico? «Nel 1933. Quest'anno sono i 90 anni. Sfilano vestiti con tutte le uniformi dal 1814 al 1933. Perché è importante? Dimostrazione di addestramento dei cavalieri. Non è solo fatto per l'esibizioni, ma per abituare, mettere insieme e creare empatia tra cavallo e cavaliere».
Quale funzione? «Un esempio è quello dell'ordine pubblico a cavallo, come nel caso delle partite, e quindi bisogna sensibilizzare il cavallo, che è predato di natura».
Un episodio che ricorda in particolare? «Il carosello è un unico al mondo, c'è un numero enorme di cavalli in campo (133). La Regina Elisabetta chiese espressamente di vedere il carosello di Piazza di Siena. e l'ha voluto a Windsor, dove ha ricevuto personalmente i carabinieri a palazzo».