Il capriolo finisce contro l'automobile, ma stavolta Autostrade non deve pagare

Il capriolo finisce contro l'automobile, ma stavolta Autostrade non deve pagare
di Michela Allegri
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Martedì 10 Dicembre 2019, 11:25 - Ultimo aggiornamento: 11:26

Un animale selvatico che spunta all'improvviso in autostrada, l'automobilista costretto a una manovra brusca per non travolgerlo. Il risultato: un incidente che, nella migliore delle ipotesi, ha come conseguenza danni alla vettura. Per il Tribunale la responsabilità di quei danni, se non è possibile dimostrare che l'attraversamento di un cane randagio, di un capriolo o di un cervo sia un caso fortuito, deve essere addebitata alla società concessionaria: Autostrade per l'Italia.

Tanto che Aspi nel corso degli anni è stata inondata da richieste di risarcimento. E le cause, di fronte al Giudice di pace, finiscono quasi sempre con una condanna, a volte anche quando le recinzioni che proteggono le carreggiate sono integre e, quindi, la concessionaria sembrerebbe avere svolto gli interventi di manutenzione nel migliore dei modi. Non è andata così nell'ultimo caso finito negli uffici del Giudice di pace di Roma. Un automobilista denunciava che la sua macchina avesse riporto danni per quattromila euro a causa di un capriolo che aveva attraversato la carreggiata all'altezza di Orvieto. Non era riuscito a evitarlo e l'impatto aveva rovinato il veicolo.

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LE RECINZIONI
Il denunciante aveva chiamato in causa anche la regione Umbria che, come Aspi, si era difesa sostenendo che «l'ingresso della selvaggina è stato determinato da un fatto imprevedibile». I giudici hanno rispedito le accuse al mittente: visto che le recinzioni erano integre, si legge nella sentenza, «è evidente che l'attraversamento della carreggiata ad opera della fauna selvatica integra il caso fortuito». Ma si tratta di un esito non scontato, spiega l'avvocato Claudio Sciarra, che da più di 30 anni assiste Autostrade e definisce questa sentenza a tratti «rivoluzionaria».

I precedenti - con decisioni di opposto tenore - sono tantissimi. Non era andata così, per esempio, un anno fa, quando Autostrade era stata condannata a risarcire un centauro: la carcassa di un cane era stata sbalzata sulla sua moto, che si era danneggiata. Anche in quel caso dalle verifiche era emerso che la recinzione che proteggeva la strada era intatta. Ma per i giudici quel dettaglio, lo stesso che nell'ultima causa ha portato all'assoluzione di Aspi, non bastava per sostenere che l'incidente fosse stato provocato da un caso fortuito. Secondo i magistrati non c'era la prova che l'animale non avesse attraversato la recinzione in un altro tratto. E così l'azienda era stata condannata.
 

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