Bus precipitato a Capri, un passeggero: «Ruota fuori uso, l'autista è morto per salvarci»

Bus precipitato a Capri, un passeggero: «Ruota fuori uso, l'autista è morto per salvarci»
di Leandro Del Gaudio
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Giovedì 29 Luglio 2021, 13:08 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 03:22

Ha fatto di tutto per salvare la vita sua, dei passeggeri e di quanti erano nelle vicinanze. Ha fatto di tutto per reagire a un probabile guasto tecnico (una ruota che slitta e sbanda), per fermare la marcia del mezzo e per impedire la tragedia che si stava consumando sotto i propri occhi. Di sicuro, è stato vigile fino alla fine, tanto da inarcarsi sulla sinistra, appoggiando la testa sul finestrino del lato guida, per controsterzare, per provare - con uno sforzo impossibile - a deviare il corso del bus che stava precipitando dal lato destro della carreggiata. È questa la testimonianza resa da uno dei passeggeri che viaggiava nel bus che giovedì scorso è crollato su un lido di Capri, provocando la morte del conducente, il 33enne Emanuele Melillo, il ferimento di decine di persone, tra passeggeri e operatori del lido sottostante. Una testimonianza destinata a finire agli atti dell’inchiesta condotta dal pm Giuseppe Tittaferrante, magistrato in forza al pool guidati dall’aggiunto Simona Di Monte.

Disastro colposo è l’ipotesi battuta in queste ore dalla Procura di Napoli, che ieri ha effettuato un sopralluogo sul posto dell’incidente. Una visione dello stato dei luoghi, anche in vista della rimozione del bus (che dovrebbe essere effettuata grazie a elicotteri dell’Esercito) e del dissequestro del lido coinvolto dall’incidente (i cui titolari, rappresentati dal penalista Antonio Di Nocera, sono ovviamente estranei alle ipotesi investigative).

Ma torniamo alle indagini, al lavoro finora svolto, sette giorni dopo l’incidente mortale. Agli atti le testimonianze raccolte dai media e dalle forze di polizia giudiziaria, che sembrano andare tutte nello stesso senso: la conferma di quanto emerso finora dai primi esiti autoptici, che escludono l’ipotesi del malore. 

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Ma restiamo alla versione resa da uno dei passeggeri. Ha superato la sessantina ed era a bordo del minibus. Si definisce un miracolato, perché sopravvissuto a quella che sembrava una tragedia irreparabile per tutti i passeggeri. Ha raccontato cosa è accaduto in quegli istanti ed è pronto a ripetere la sua versione dei fatti anche dinanzi alla polizia giudiziaria: «Non c’è stato malore - chiarisce il teste, smentendo la tesi dell’infarto che pure era circolata sulle prime -, il conducente non ha avuto un mancamento, ma ha resistito fino alla fine, ha provato con tutte le sue forze a raddrizzare la corsa del mezzo, che nel frattempo era sbandato».

 

Ma cosa ha fatto deviare il corso? Perché un mezzo che procede in salita, in modo lento, sbanda e va a sbattere sulla ringhiera? «Era come se la ruota fosse uscita fuori dall’asse, come se avesse urtato contro un marciapiede», chiarisce il teste. Poi c’è anche un altro passaggio, degno di essere considerato nel corso delle indagini, legato al tentativo dell’autista di rimettere in carreggiata il bus dopo la prima sbandata. Spiega il teste: «Ho guardato l’autista, come se avessi voluto chiedergli cosa stesse accadendo. L’ho visto manovrare con forza il volante, tanto che si è appoggiato sulla sua sinistra per fare leva con il corpo e provare a far girare il volante. Non ce l’ha fatta. Siamo precipitati e, solo alla fine, il bus si è girato su se stesso». 

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Una vicenda che ora attende gli esiti delle indagini, mentre la famiglia di Emanuele Melillo chiede di conoscere la verità sull’incidente mortale. Difesa dalla penalista Giovanna Cacciapuoti, la moglie della vittima ha anche offerto il codice di accesso del telefonino cellulare del marito, anche per sgomberare il campo da ogni ipotesi di distrazione al volante. Ma su cosa battono ora le indagini? Si riparte dalle testimonianze, si punta a verificare eventuali guasti tecnici o difetti di manutenzione. Si lavora in due direzioni: da un lato sulle condizioni della ringhiera di protezione, in un tratto di strada in salita e in curva; dall’altro sulle condizioni delle ruote e del motore del minibus. A quando risaliva la revisione del mezzo? E da chi era stata effettuata? È una delle domande che spingono gli inquirenti ad acquisire atti negli uffici di città metropolitana (per le condizioni delle strade) e del comune di Capri (a proposito di bus e revisioni). 

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