A 32 anni dalla caduta in motorino per una buca stradale e dopo otto differenti gradi di giudizio è arrivato un risarcimento da circa 700mila euro ai familiari di un uomo che il 12 settembre 1987 rimase ferito e paralizzato a Castenaso, in provincia di Bologna, per le conseguenze dell'incidente. Lui nel frattempo è morto, nel 2015, per altri motivi, ma nell'ultimo procedimento la Corte di Appello, Terza sezione civile, ha condannato il Comune a pagare i danni agli eredi, assistiti nella causa dall'avvocato Giampiero Barile.
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La sentenza, arrivata alla fine del 2020, non è stata oggetto di ulteriore ricorso per Cassazione ed è quindi divenuta definitiva: di recente vi è stato l'adempimento alle sue irrevocabili statuizioni.
Dopo un rigetto della richiesta di risarcimento del cittadino da parte del tribunale, nel 1996, confermata in secondo grado nel 1998, la causa è rimpallata tra la Cassazione e la Corte d'Appello, quale giudice di rinvio. La Suprema Corte, infatti, nel 2002, nel 2008 e ancora nel 2018 non ha accolto l'impostazione dei giudici di secondo grado che hanno ripetutamente respinto le richieste del danneggiato. Fino a quando nel 2020, la Corte di appello, dopo una consulenza tecnica medica, ha ritenuto, aderendo a un principio fissato dalla Cassazione e su cui ha insistito anche la difesa del cittadino, che l'evento lesivo fosse avvenuto per la condotta colposa del Comune: la banchina può essere legittimamente utilizzata dagli utenti della strada per manovre di breve durata e l'ente proprietario ha l'obbligo di provvedere alla manutenzione o nel caso segnalare pericoli o insidie, cosa che non è accaduta. Non conta che quaranta giorni prima la strada era stata riasfaltata, perché durante i lavori il dislivello che ha causato la caduta non era stato rimosso.