Treviso, cacciatore spara a una lepre: colpisce papà e neonato nel giardino di casa

Paura nell'abitazione di campagna ai confini con Monastier

Il papà e il figlioletto colpiti dal cacciatore
di Federica Florian
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Martedì 26 Ottobre 2021, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 06:13

Un cacciatore che spara per cercare di prendere una lepre, e in realtà colpisce un papà con il figlioletto di 4 mesi in fascia, che stava passeggiando nel giardino di casa. Poteva finire in tragedia l'episodio di domenica pomeriggio accaduto a una giovane coppia che abita in campagna, nel territorio di Fossalta di Piave, nel Veneziano al confine con Monastier di Treviso. Per fortuna le lesioni riportate dall’uomo sono state superficiali, a naso e zigomo, mentre il neonato ha   una piccola escoriazione sul petto, sotto ad un capezzolo. La paura, quella vera, di cui ci si rende conto solo quando i fatti sono alle spalle, e si realizza che cosa potrebbe essere successo, quella invece rimane una ferita aperta, ancora sanguinante, dopo parecchie ore dall’accaduto.

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IL RACCONTO 
Siamo in via Alcide De Gasperi, una tranquilla stradina di campagna che collega la frazione di Pralongo di Monastier alla vicina Fossalta di Piave, costeggiando l’autostrada A4 Venezia-Trieste. Sono passate da poco le ore 15. Francesco e Ilaria sono una giovane coppia che vive in questo pezzo di natura incontaminata, assieme al loro adorato figlio, nato quattro mesi fa; è domenica pomeriggio e il sole è caldo. Mentre lei ne approfitta per fare un sonnellino e recuperare un po’ le forze, il papà posiziona il bambino in fascia, ancorato al suo petto, ed esce a fare una passeggiata in giardino, per godere i raggi di una giornata quasi estiva. «Viviamo in aperta campagna - racconta ancora agitato - ci sono altre case vicine alla nostra, ma è una zona comunque defilata, che in queste settimane si riempie di cacciatori. La domenica mattina, qui è un via vai continuo di cacciatori con i loro cani. Domenica pomeriggio, di solito, non c’è più nessuno. Ecco perché l’altro giorno non avevo fatto caso a quei due cacciatori che stavano attraversando il campo di fronte a casa nostra; quando ho sentito lo sparo e ho avvertito la pioggia di pallini che cadeva tutta intorno a me, era ormai troppo tardi per mettermi al riparo. Ho sentito le bruciature e mi sono messo ad urlare come un pazzo, il piccolo è scoppiato in un pianto disperato, il primo pensiero è che fosse stato colpito».

LA PAURA DELLA MAMMA
«Io ero a letto al piano di sopra - racconta la compagna, Ilaria - ma ho sentito chiaramente lo sparo, vicinissimo, e a seguire le urla di Francesco e del bambino. Sono scesa volando, ho subito portato dentro casa il piccolo e lo abbiamo spogliato, per essere certi che non fosse stato colpito. Non riuscivamo più a calmarlo». Sforzandosi di mantenere la calma, la coppia ha quindi allertato il 112. Nel frattempo, mentre attendavano l’arrivo di una pattuglia dei Carabinieri della stazione di San Donà di Piave, che a loro volta ha richiesto l’intervento degli agenti del Corpo forestale dello Stato, l’uomo ha bloccato i due cacciatori, che - anziché sincerarsi che nessuno fosse stato colpito - stavano già raggiungendo la loro macchina, per allontanarsi velocemente dal luogo. «Quello che è successo domenica pomeriggio, per noi è di una gravità assoluta - concludono Francesco e Ilaria - non è ammissibile che non si possa uscire tranquilli nel giardino di casa propria. Quei due cacciatori erano ad appena un centinaio di metri dalla nostra recinzione, ben al di sotto dei limiti imposti per legge. Ci siamo già rivolti ad un legale, per tutelarci, ma anche per fare in modo che queste cose non accadano più. Alla sera siamo dovuti andare in pronto soccorso, per essere certi che anche il bambino non avesse subìto lesioni». La coppia ha raccontato dell’accaduto nel gruppo whatsapp di vicinato, per condividere questa terribile esperienza, che effettivamente poteva avere un finale tragico.


 

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