“Buche d'oro”, corruzione, appalti e creste sui lavori dell'Anas: nove arresti nel catanese

“Buche d'oro”, corruzione, appalti e lavori lasciati a metà: nove arresti nell'inchiesta di Catania
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Sabato 30 Novembre 2019, 18:18

Corruzione, appalti truccati, lavori lasciati a metà. È il quadro che emerge nell'inchiesta Buche d'oro, grazie alla quale sono state rilevate «gravi modalità delle condotte poste in essere in cui l'illecito era elevato a sistema, con la metodica pretesa di somme di denaro da parte di funzionari infedeli e compiacenti ad imprenditori protesi unicamente alla massimizzazione dei propri profitti a scapito del pubblico interesse». Così il Gip Anna Maria Cristaldi fotografa, nell'ordinanza cautelare emessa per nove indagati arrestati dalla guardia di finanza, la corruzione all'Anas di Catania dove si registrava, scrive, «lo stabile asservimento del pubblico agente a interessi personali di terzi».

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Un meccanismo oliato, ha ricostruito la Procura distrettuale nella terza tranche dell'inchiesta'Buche d'oro, che permetteva di avere la procedura d'urgenza nell'esecuzione di gare vinte con ribassi anche del 50%. Erano lavori di rifacimento di strade, con asfalto del 50% di spessore inferiore al richiesto o messo su quello vecchio, di sostituzione di barriere incidentate mai avvenuta o che interessavano guard rail in realtà in buono stato di conservazione e la manutenzione di aree a verde non eseguita o lasciata a metà dell'opera. Appalti per complessivi 4 milioni di euro che con gli omessi controlli avrebbero permesso, sostiene l'accusa, di realizzare circa 500mila euro di profitto che, stima la Procura, era poi diviso per due terzi agli imprenditori e un terzo ai funzionari dell'Anas che trovavano i soldi in armadi o li dimenticavano in auto, come emerge da alcune intercettazioni.

Il provvedimento cautelare eseguito da militari della guardia di finanza del nucleo Polizia economico finanziario del comando provinciale di Catania riguarda sei indagati che sono stati condotti in carcere: Giorgio Gugliotta, 45 anni, dirigente dell'Anas, Amedeo Perna, 50 anni, della Irfis tecnologie stradali srl di Milano, Santo Orazio Torrisi, di 62 anni, della Sicilverde srl di Aci Sant'Antonio (Ct), Giuseppe Ciriacono, di 61 anni, della Ital costruzioni group di Caltagirone (Ct), Vincenzo Baiamonte, della Safe roads srl di Misilmeri (Pa), e Pier Matteo Iacuzzo, di 50 anni, della Iasp srl di Termini Imerese (Pa), che era ai domiciliari per una precedente inchiesta.

 
Nuovi arresti domiciliari, a cui già si trovavano, sono stati disposti per tre dirigenti dell'Anas di Catania: Giuseppe Romano, di 48 anni, Riccardo Carmelo Contino, di 51, e Giuseppe Panzica, di 48. «Il Paese - ha osservato il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro - non può più tollerare questa sistematica spoliazione delle poche risorse pubbliche per avere dei lavori che non soltanto sono fatti male, ma che espongono al rischio la sicurezza degli utenti». Il magistrato ha sottolineato «l'amarezza per la mancata denuncia, anche anonima, sulla mancata o parziale esecuzione dei lavori».

Una omessa vigilanza che al momento non ha ricadute penali.
Ma il procuratore ha registrato la collaborazione di alcuni dei precedenti indagati e anche «una voglia di cambiare nell'Anas che - ha aggiunto - come auspicavamo ha bonificato e azzerato i vertici dell'area compartimentale di Catania». Sull'inchiesta è intervenuto l'assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, annunciando che «il governo Musumeci chiederà il commissariamento di alcune opere che sono strategiche per la Sicilia, al fine di aumentare i livelli di trasparenza, celerità ed efficacia degli interventi».

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