Uccisa da uno sconosciuto sulla porta di casa per un raptus estemporaneo, senza una ragione e probabilmente senza neppure aver visto il volto del suo assassino. È finita così mercoledì a Vittoria, in provincia di Ragusa, la vita di Brunilda Halla. La donna di origini albanesi, sposata e con due figli, da tempo residente nel popoloso centro siciliano e benvoluta dai suoi vicini, è stata pugnalata alla schiena sette volte da un italiano del posto, di 28 anni, con problemi psichici e da lungo tempo in cura, preso da un raptus estemporaneo. Riconosciuto e condotto in caserma, dopo un primo tentennamento, ha confessato tutto.
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INDAGINI LAMPO
Ci sono volute meno di cinque ore ai carabinieri di Vittoria per risolvere un delitto che poteva diventare un enigma, se non ci fossero state tante telecamere pubbliche e private a riprendere la scena e una fattiva collaborazione dei cittadini vittoriesi. Già, perché, come ha sottolineato dopo l'arresto Giovanni Palatini, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Vittoria: «Se avessimo dovuto effettuare un arresto sulla base del movente, allora non avremmo ancora preso nessuno». Come poi è emerso, infatti, si è trattato di un omicidio casuale. «Non abbiamo trovato contatti precedenti tra lui e la vittima», ha spiegato il procuratore di Ragusa, Fabio D'Anna. Il pm ha voluto pure chiarire che in questo caso «il fatto non è da ricondursi a dinamiche tipiche del femminicidio».
Dinamica da film horror, come si è potuto vedere poi dalle videoriprese che hanno immortalato l'azione.
L'AVVOCATO
Dopo aver negato le sue responsabilità, «in un secondo momento, probabilmente segnato dal peso del gesto compiuto, ha chiesto di essere interrogato dal magistrato per rendere una piena confessione» e ha fatto anche ritrovare il coltello utilizzato e la maglietta sporca di sangue che si era tolto per non farsi identificare. Il ragazzo, ha poi spiegato il suo legale Francesco Vinciguerra a una testata locale, era «uscito di casa con un coltello che aveva comprato online con l'intento di vendicarsi della comunità di Vittoria che, era convinto, lo avesse emarginato e ha colpito la prima persona che ha incontrato, sarebbe potuto accadere a chiunque di essere la vittima». Secondo quanto raccontato dal suo legale, «è un ragazzo malato, non un criminale», una persona che si sentiva osteggiata, che sentiva delle voci nella testa e che aveva subito nel 2016 un trattamento sanitario obbligatorio. Per questo Vinciguerra ha già annunciato che chiederà «una perizia psichiatrica che attesti il suo stato di salute mentale».