Brescia, due 15enni lanciano petardi nella casa del prof e lui li picchia con la mazza da baseball: va a processo

«Niente basta, vi devo ammazzare e vi lascio come cani» avrebbe detto l'insegnante. Per un giovane 27 punti in testa

Brescia, due 15enni lanciano petardi nella casa del prof e lui li picchia con la mazza da baseball: va a processo
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Venerdì 16 Settembre 2022, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 19:08

Quando i ragazzini lo imploravano di smettere, lui non si è fermato. «Basta niente, vi devo ammazzare e vi lascio come dei cani». Sono le parole riportate agli atti dell'inchiesta a carico di un insegnate bresciano di 59 anni rinviato a giudizio con l'accusa di lesioni aggravate. Perché con una mazza da baseball ha colpito ripetutamente due 15enni rei di aver lanciato un anno fa alcuni petardi nel giardino della sua casa la sera di Carnevale in provincia di Brescia.

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Le tesi della difesa

«Era esasperato.

Non era il primo scherzo che subiva» è la tesi della difesa. «Non si giustifica il comportamento, ma la pressione esercitata ripetutamente da parte di minori che già dal periodo di lockdown uscivano di casa e compivano atti di bullismo nei confronti del professore hanno ha portato l'insegnante quella sera a perdere lucidità» hanno precisato i difensori Luca Broli e Michele Zerbio. Il referto medico di uno dei ragazzi finito al Pronto soccorso non lascia spazio a dubbi sulla violenza usata dall'insegnante. Il minore ha avuto infatti bisogno di 27 punti di sutura in testa. «Poteva ammazzarmi e ad un certo punto pensavo non si fermasse più», ha raccontato il ragazzino. «Quando ha smesso - si legge agli atti - si è allontanato verso la sua auto, ma ha fatto subito ritorno ricominciando a colpire me e il mio amico».

I 23 colpi sulla testa

Le mazzate - almeno 23 colpi sulla testa del minore, hanno stabilito i medici che per primi lo hanno preso in carica - sono state sferrate dopo un inseguimento da parte dell'insegnate. Nella fuga i ragazzi si sono rifugiati nella falegnameria di proprietà del padre di un amico. «Uscite bastardi» avrebbe gridato l'insegnante secondo la ricostruzione degli inquirenti. «Riconoscevo perfettamente la voce del professore che conosco perché insegna al corso di meccanica dell'istituto professionale che frequento» ha fatto mettere a verbale la vittima che ha avuto le conseguenze peggiori. Quello che è accaduto dopo lo testimoniano le fotografie finite nel fascicolo dell'indagine; le immagini della testa sanguinante del minore al momento dell'arrivo in pronto soccorso. Già il giorno successivo l'insegnante è stato sospeso dalla scuola, poi licenziato, mentre il prossimo 23 febbraio entrerà in un'aula per l'inizio del processo. «Mio figlio ha lanciato i petardi e ha sbagliato, ma la reazione è assurda. Ha colpito un punto vitale come la testa. Ora chiediamo giustizia», hanno commentato i genitori del 15enne. «La violenza - hanno aggiunto gli avvocati Marino Colosio e Francesca Scagliola che rappresentano la famiglia del giovane - va sempre condannata, soprattutto quando è generata da un soggetto che dovrebbe essere un educatore. Dopo il rinvio a giudizio, il ragazzo e i suoi genitori si sono tranquillizzati e, a seguito di un pianto liberatorio, hanno affermato di avere fiducia nella giustizia sperando che in futuro questi episodi non si ripetano». L'insegnante si è detto profondamente dispiaciuto e disponibile a risarcire le vittime.

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