I fiori, il silenzio nel cortile che rispecchia quello dei genitori di Benjamin e David Nathan, i fratelli di origine keniota di 10 e 14 anni, morti ieri dopo essere precipitati dal balcone dell'appartamento in cui vivevano con la famiglia. Un volo di 25 metri dall'ottavo piano di un condominio alla periferia di Bologna e una tragedia ancora da chiarire.
Bologna, fratellini caduti dall'ottavo piano. Un testimone: «Stava per succedere un anno fa»
Bologna, morti due fratellini caduti dall'ottavo piano: prevale l'ipotesi della disgrazia
Un testimone, il vicino di casa che ha chiamato i soccorsi dice di aver visto i due ragazzini agonizzanti a terra: «Respiravano ancora». I piccoli, secondo la ricostruzione erano in castigo.
Oggi nel rione della Barca è il giorno del dolore, mentre la polizia prosegue le indagini con il coordinamento del procuratore capo Giuseppe Amato e dal pm Tommaso Pierini che hanno aperto un fascicolo conoscitivo, al momento, senza ipotesi di reato e senza indagati.
Questa mattina gli investigatori della Squadra Mobile hanno consegnato l'informativa in Procura e domani verrà conferito l'incarico per eseguire l'autopsia sui corpi dei due fratelli da cui potrebbero arrivare indizi utili a chiarire quanto accaduto. Tasselli fondamentali arriveranno anche dagli accertamenti della polizia scientifica. Al vaglio ci sono diverse ipotesi: quella al momento più indicativa è che la morte dei due giovanissimi sia stata una disgrazia.
Come siano precipitati, se per un gioco o se per tentare di scavalcare il balcone per raggiungere quello dei vicini, sono ipotesi tutte da chiarire. E sulle quali gli inquirenti non si sbilanciano. Si stanno ricostruendo con meticolosità gli ultimi istanti delle vite di Benjamin e David Nathan che, ieri mattina, erano rimasti in casa con il padre, 42 anni, operatore socio-sanitario. Come ha raccontato lo stesso genitore agli inquirenti, lui era in bagno quando i figli sono precipitati dal balcone.
Da appurare se ci sia stata una discussione per una mancanza nel resto in denaro, dopo che i ragazzini erano usciti per fare la spesa. Il padre, come usava fare per non farli uscire, abitudine confermata anche dalla moglie, ha chiuso la porta dell'appartamento ed è andato a farsi una doccia. Ciò che è accaduto nei drammatici istanti successivi lo potranno chiarire, in assenza di testimoni, soltanto le indagini.
Al portone di accesso del palazzo, questa mattina, è stato affisso un cartello per invitare i fedeli ad una veglia di preghiera, nella parrocchia della Beata Vergine Immacolata, «per stare vicini e chiedere luce e consolazione» per le due vittime.
La madre e il padre dei ragazzini, che hanno altri due figli di 2 e 8 anni, dopo essere stati sentiti ieri dagli investigatori della Squadra Mobile, questa mattina sono rientrati con un permesso nella loro abitazione che subito dopo la tragedia era stata posta sotto sequestro. A chi ha provato a raccogliere le loro parole al citofono non hanno risposto, chiudendosi nel dolore e nel massimo riserbo.