Libri e allenamento, un diario e lunghe lettere che scrive in continuazione, per tenere la mente libera, per non cedere all'ansia, per non farsi schiacciare dalle accuse che pesano come macigni sulle sue spalle. Mentre è rinchiuso nel carcere di Regina Coeli in isolamento, il capitano di fregata Walter Biot, arrestato dai carabinieri del Ros mentre consegnava documenti riservati a spie russe in cambio denaro, studia forsennatamente le carte dell'inchiesta che lo ha trascinato lì dentro. L'addestramento militare gli ha consentito, almeno per ora, di non crollare psicologicamente. «Non è che c'è una palestra qui a Regina Coeli?», ha chiesto un paio di volte, tra una sessione di workout e l'altra. Intanto aspetta il via libera per il primo incontro con la famiglia. Il suo avvocato, Roberto De Vita, ha già chiesto l'autorizzazione al colloquio con la moglie e nei giorni scorsi ha anche depositato istanza di Riesame.
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LA ROUTINE MILITARE
Per sopravvivere al carcere, Biot sta applicando alla vita da recluso la stessa routine imparata nei lunghissimi anni di imbarco e di missioni: organizzazione rigorosissima della giornata, scandita da appuntamenti definiti, sveglia sempre alla stessa ora, allenamento, studio rigoroso, pranzo, riposo. Ogni giorno, un obiettivo da raggiungere: il più importante, adesso, come spiega il suo legale, è leggere con attenzione le carte e preparare al meglio l'interrogatorio. L'accusa che gli viene mossa è quella di spionaggio, per avere ceduto informazioni classificate. «Questo un po' lo rinfranca, perché siamo certi di dimostrare che la mansione che ricopriva non gli dava accesso a quel tipo di documentazione», dice l'avvocato De Vita.
Intanto Biot ha ricevuto i primi effetti personali che gli ha inviato la moglie: biancheria, vestiti, oggetti di prima necessità. Sul suo comodino tiene un libro e si è fatto dare carta e penna per scrivere il più possibile: anche dal carcere non ha intenzione di rinunciare al suo ruolo di padre, annota istruzioni e consigli per la famiglia e racconta giorno per giorno le sue attività, per rassicurare tutti quanti a casa sul suo stato di salute.
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LE INDAGINI
Intanto le indagini vanno avanti e puntano a ricostruire i destinatari dei documenti classificati trafugati da Biot e anche la rete attorno all'attività parallela del capitano di fregata. Il sospetto degli inquirenti è che ci possano essere complici ancora all'opera. In un passaggio dell'ordinanza di arresto, infatti, il gip Antonella Minunni sottolinea che le indagini dovranno ora «accertare ulteriori soggetti coinvolti» e individuare i «reali destinatari» del materiale segreto consegnato al militare russo che godeva di immunità diplomatica. L'inchiesta potrebbe presto allargarsi anche grazie all'analisi dei telefoni e del computer sequestrati a Biot. Un risultato non scontato: per ora sui dispositivi non sono state trovate tracce utili. Una dimostrazione del fatto che l'indagato era addestrato a depistare eventuali controlli. A scoprire l'attività parallela, lo Stato Maggiore della Difesa: il 18 marzo scorso ha piazzato nell'ufficio del militare una telecamera nascosta che ha immortalato almeno 3 episodi illeciti. Il 25 marzo, l'indagato è stato filmato mentre stava fotografando alcune carte top secret. Nella sim che gli inquirenti hanno sequestrato martedì pomeriggio in un parcheggio dell'Eur, e che Biot aveva nascosto in un bugiardino all'interno di una scatola di medicinale, gli investigatori hanno trovato 181 atti coperti da segreto ma anche 9 documenti classificati e oltre 40 atti di tipo «Nato Secret».
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