Salò vota per revocare la cittadinanza a Benito Mussolini

Benito Mussolini in uno scatto all'epoca della Repubblica di Salò
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Domenica 7 Aprile 2019, 12:52 - Ultimo aggiornamento: 12:55

Lunedì 8 aprile, appuntamento in Consiglio comunale per scrivere, forse, la storia. Proprio così, a Salò si torna a parlare di Benito Mussolini e stavolta per discutere sulla revoca della cittadinanza al Duce. A presentarla è stato il consigliere di minoranza Stefano Zane e quattro ex sindaci si sono accodati: «Il Consiglio comunale deve prendere una decisione unanime e condivisa» contro chi calpestò i diritti umani, la loro posizione.



I quattro non sapevano della cittadinanza onoraria, di cui non s'era accorto nemmeno un altro sindaco di Salò, Francesco Zane, che di Stefano Zane era il nonno e fu partigiano e senatore Dc per tre legislature. «A Salò non ci sono mai stati estremismi, nemmeno in tempo di guerra. Qui la guerra nemmeno arrivò. I miei nonni, che erano di Gardone, mi raccontavano che anche là era tutto tranquillo - racconta al "Giornale" Paolo Rossi, proprietario dell'hotel Bellerive e soprattutto del Laurin, lo splendido edificio liberty che ospitò il ministero degli Esteri della Repubblica sociale, nonché presidente di Federalberghi Brescia e Lombardia. Del resto, i tedeschi piazzarono Mussolini a Villa Feltrinelli proprio perché queste erano zone al riparo da attacchi aerei. Le polemiche di oggi mi paiono pretestuose, vogliono dare alle cose un significato che non hanno. Non si fa così l'antifascismo».



«Il fascismo si combatte studiandolo e prendendone le distanze dal punto di vista storico, non propagandistico - dice il professor Roberto Chiarini, storico bresciano, presidente del Centro studi sulla Rsi - C'è una polemica analoga a Brescia, dove il duce fece erigere la statua del Bigio, il maschio nudo fascista, e ora molti non lo vogliono ricollocare in piazza Vittoria dopo il restauro. A Brescia tutti i tombini portano il simbolo del fascio. Fare i conti con il passato è un vecchio problema. Ma la verità è che l'Italia non tornerà fascista mai più».

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