Belluno, 30enne in coma vegetativo dopo l'intervento alla gamba, la madre: «Staccate la spina»

Eluana Englaro e l'ospedale di Feltre
di Eleonora Scarton
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Martedì 25 Maggio 2021, 07:17

FELTRE - «Chiedo solo giustizia per mia figlia, e che finalmente possa trovare la pace: staccate la spina». È straziante la testimonianza di una mamma di Feltre: dopo una operazione di non particolare complessità all’ospedale di Belluno la giovane è finita in coma vegetativo irreversibile. Un’operazione che chirurgicamente è andata bene, ma che poi ha avuto un risvolto drammatico portando la trentenne in rianimazione a dicembre, circa un mese dopo l’intervento, e alla fine appunto in uno stato di coma giudicato irreversibile. Arrivata a questo punto la famiglia ha voluto intraprendere il percorso per il fine vita, raccogliendo quella che era la volontà della figlia espressa più volte oralmente, ossia di non subire accanimento terapeutico. «Devo dar voce a mia figlia che non può difendersi», ripete la mamma tra le lacrime. Un caso che tocca un tema delicato come l’interruzione volontaria della vita, una storia che, almeno in questo aspetto, ricorda quella di Eluana Englaro. 

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L’OPERAZIONE 
Samantha è una trentenne che vive a Feltre, lavora in un’azienda di Lentiai, e coltiva tante amicizie per il suo carattere sempre solare ed allegro. Un giorno però cambia tutto. «È il 12 novembre del 2020 – racconta la mamma - mia figlia subisce un banale intervento ad una gamba che si era fratturata a seguito di una caduta in casa. L’ospedale di Feltre, in quei giorni, non effettuava interventi a causa della pandemia, e per questo l’operazione viene fatta al San Martino di Belluno». L’intervento va bene, poco dopo Samantha viene dimessa ed inizia il suo percorso riabilitativo. 
Dopo 4 giorni però i primi segnali che qualcosa non stava andando bene. «Era giovedì ed iniziò a gonfiarsi la gamba dell’intervento». Le condizioni della giovane peggiorano progressivamente. «A una settimana dall’intervento - prosegue la mamma -, era l’una e mezza di notte, chiamiamo l’ambulanza e mia figlia viene ricoverata in medicina a Feltre dove le viene riscontrata una polmonite bilaterale, non dovuta al Covid. A causa della pandemia non potevo entrare a farle visita, ma ci siamo sentite al telefono e mi diceva che stava male. La sentivo affaticata, faceva fatica a parlare». Le condizioni peggiorano ancora, i polmoni collassano e la trentenne viene d’urgenza elitrasportata all’ospedale di Treviso. 

IL CALVARIO
La ragazza ormai in stato vegetativo, respira da sola, ma viene alimentata e idratata artificialmente e ora si trova in ospedale a Feltre da mesi. La famiglia ha portato le testimonianze dei fratelli, che hanno sentito più volte Samantha esprimersi sul testamento biologico. E la consulenza di un luminare a livello mondiale, Leopold Saltuari. Lo specialista, dopo aver visitato Samantha, ha steso una relazione nella quale dice che il massimo grado di autonomia che la ragazza potrà raggiungere, a seguito di adeguata riabilitazione, è rimanere seduta e deglutire, ma non alimentarsi da sola. Da parte sua il comitato etico dell’Usl, interpellato dalla famiglia, ha dato parere contrario alla procedura di fine vita. 

IN GIUDIZIO 
La famiglia comunica all’Usl che avrebbe fatto ricorso presso il giudice e l’azienda ospedaliera ritiene di fare altrettanto. I due ricorsi finiscono davanti al giudice del Tribunale di Belluno il quale, d’urgenza, nomina l’amministratore di sostegno. Nelle udienze in Tribunale vengono sentiti i famigliari e, insieme al giudice, le parti decidono di nominare un consulente esterno per valutare le condizioni della ragazza. «Ad oggi non abbiamo un provvedimento del giudice tutelare – spiega l’avvocato Davide Fent di Feltre, che assiste la famiglia –. Inoltre, tutti i centri specializzati contattati dall’Usl in accordo con i genitori non hanno accettato la ragazza in quanto, dopo aver visto la cartella clinica, ritengono che non ci siano margini di miglioramento». Contattata, l’azienda ospedaliera ha dichiarato che “vista la complessità e la delicatezza della questione, non riteniamo, al momento di rilasciare nessuna dichiarazione”.
 

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