Nuovo rogo nella baraccopoli di San Ferdinando, muore migrante. Salvini: «Sgomberiamo subito»

Nuovo rogo nella baraccopoli di San Ferdinando, muore migrante. Salvini: «Sgomberiamo subito»
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Sabato 16 Febbraio 2019, 07:21 - Ultimo aggiornamento: 12:38

Un incendio è divampato la notte scorsa nella baraccopoli di San Ferdinando ed ha provocato una vittima. Le fiamme sono state spente dai vigili del fuoco che hanno allestito una postazione fissa sul posto. 

La vittima si chiamava Moussa Ba, di 29 anni, del Senegal. L'identificazione è avvenuta in mattinata dopo che nel corso della notte, gli stessi migranti avevano indicato la vittima come Aldo Diallo. L'equivoco è nato perché Diallo mancava all'appello. In mattinata, poi, l'uomo è stato rintracciato e gli investigatori della Polizia di Stato hanno identificato Ba come la vittima dell'incendio. L'uomo viveva in una piccola roulotte all'interno del campo. Le fiamme sono divampate in una baracca ad una quindicina di metri da dove si trovava, ma si sono rapidamente propagate a causa del materiale usato per costruire le baracche, legno, plastica e cartoni. Ba è stato colto nel sonno e non ha avuto scampo.

 

 

Una quindicina le baracchie distrutte nell'incendio. Sono in corso le indagini per accertare la dinamica di quello che è avvenuto. I quindici migranti rimasti senza un tetto sono stati ricoverati presso la nuova tendopoli gestita dal Comune di San Ferdinando, e grazie all'intervento immediato dei vigili del fuoco, il cui presidio è all'esterno del campo, e delle forze dell'ordine, è stato possibile contenere ulteriori, gravi effetti.

Moussa Ba era in Italia dal 2015. Quell'anno, l'uomo aveva ottenuto la concessione della protezione umanitaria dalla commissione territoriale di Trapani. Ba, riferisce la Questura di Reggio Calabria, è stato titolare del permesso di soggiorno, sempre per motivi umanitari, che è scaduto nel marzo del 2018 e non è stato rinnovato per mancata presentazione della documentazione. L'uomo era stato arrestato, in forma differita, da agenti del Commissariato di Gioia Tauro il 31 dicembre 2018, su delega della Squadra mobile di Pisa, per reati in materia di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di hascisc. Quindi era stato scarcerato il 16 gennaio scorso, dopo la convalida dell'arresto, dal Gip del Tribunale di Palmi. In sostituzione al regime carcerario, poi, il Gip del Tribunale di Pisa ha stabilito la misura cautelare del divieto di dimora in quella Provincia nel contesto di un procedimento penale, in concorso con altri, non ancora definito. Moussa Ba, inoltre, era noto alle forze dell'ordine per reati contro il patrimonio, false dichiarazioni sull'identità personale, interruzione di pubblico servizio, inottemperanza foglio di via obbligatorio.


C'è tensione tra i migranti che vivono nella baraccopoli. Da tempo chiedono soluzioni abitative alternative che superino l'emergenza della baraccopoli. Nel campo, stamani, c'è chi è pronto a dare vita ad un corteo di protesta fino a San Ferdinando. Al momento comunque, non si sono registrati problemi. Intanto il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, ha immediatamente convocato alle 6 di questa mattina una riunione di Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica, presso la sede del Comune di San Ferdinando. Nel corso dell'incontro è stato messo a punto un piano per trasferire i migranti in una migliore situazione alloggiativa. Dopo le procedure di identificazione e la verifica dei requisiti di legge (permesso di soggiorno), quelli che lo vorranno saranno trasferiti nei centri Sprar o Cas della provincia di Reggio Calabria. Nel corso del vertice il Prefetto ha richiamato «l'importanza di attuare politiche attive di integrazione ed inclusione nel tessuto socio economico della Piana di Gioia Tauro - si legge in una nota - attraverso forme di accoglienza diffusa, anche ai sensi dell'art. 40 del Testo unico sull'immigrazione, così come convenuto nelle riunioni che si sono susseguite in Prefettura. In quelle occasioni, anche la Regione Calabria ha manifestato la disponibilità a contribuire alla soluzione del problema con strumenti che incentivino le locazioni, come la creazione di un apposito Fondo di garanzia per i proprietari che concedono un immobile in locazione, nonché l'investimento di risorse finanziarie per l'eventuale ristrutturazione di beni confiscati o del patrimonio pubblico». Al vertice erano presenti il Questore Raffaele Grassi, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Flavio Urbani, il vice comandante dell'Arma dei carabinieri, Stefano Romano, il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, il rappresentante di vigili del fuoco, Carmelo Triolo.

Il ministro Salvini. «Sgombereremo la baraccopoli di San Ferdinando.
L'avevamo promesso e lo faremo, anche perché illegalità e degrado provocano tragedie come quella di poche ore fa (un incendio con una vittima). Per gli extracomunitari di San Ferdinando con protezione internazionale, avevamo messo a disposizione 133 posti nei progetti Sprar. Hanno aderito solo in otto (otto!), tutti del Mali. E anche gli altri immigrati, che pure potevano accedere ai Cara o ai Cas, hanno preferito rimanere nella baraccopoli. Basta abusi e illegalità». Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Salvini.


I PRECEDENTI
Con l'uomo morto la notte scorsa, salgono a tre le vittime di incendi nella baraccopoli di San Ferdinando registrate in un anno.
Il 27 gennaio 2018 perse la vita una 26enne nigeriana, Becky Moses. In quel caso l'incendio fu doloso. Pochi mesi dopo la polizia ha fermato una donna ritenuta la mandante del rogo, fatto appiccare per gelosia.
Il 2 dicembre 2018, morì Surawa Jaith, del Gambia, che avrebbe compiuto 18 anni pochi giorni dopo.
In precedenza, nella baraccopoli dove nel periodo invernale vivono anche migliaia di migranti impegnati nei lavori di raccolta degli agrumi nei campi della piana di Gioia Tauro, si erano verificati altri incendi che non avevano causate vittime solo per puro caso.


 

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