La banda larga all’italiana fa correre solo il Nord: il Sud come la Bulgaria

La banda larga all italiana fa correre solo il Nord: il Sud come la Bulgaria
di Francesco Malfetano
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Domenica 26 Luglio 2020, 02:42 - Ultimo aggiornamento: 11:50

L’Italia digitale è spaccata in due. Da una parte c’è la Sicilia, che sulla banda larga fa appena un po’ meglio della Bulgaria, dall’altra ci sono la provincia autonoma di Trento, la Lombardia, il Veneto o il Friuli Venezia Giulia che su internet navigano al livello di metropoli come Vienna o Barcellona. In pratica l’Italia 3.0, quella dello smart working e dell’e-learning durante il Coronavirus, sul web viaggia a velocità diverse.



Per le connessioni a banda larga c’è una porzione della Penisola che è a pieno diritto parte della Ue e un’altra, neanche a dirlo quella più a Sud, che fa i conti con il digital divide ed è penalizzata rispetto al resto del Paese. Così se in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, stando ai dati 2019 raccolti da Eurostat, quasi l’85% delle famiglie ha accesso alla banda larga, la situazione in Meridione è diversa e le regioni del Sud Italia fanno registrare performance tra le più modeste del Vecchio Continente. In Sicilia ad esempio, dispongono di reti internet veloci solo il 75% delle famiglie, più o meno come alcuni territori d’oltremare della Francia tipo Martinica, o come la Bulgaria che è al 76%. Calabria, Puglia e Molise fanno un po’ meglio ma si fermano al 77%, con la Basilicata si sale al 78% e con la Campania al 79%.

Un ritardo evidente motivato da scelte politiche - la rete unica ad esempio è un’opzione che sulla carta esiste da anni ma nessuno se n’è mai preso la responsabilità - che nel tempo ha portato a concentrare gli investimenti tanto pubblici quanto privati sempre nelle stesse area. Il risultato è una disparità evidente che, nell’era del Covid19, si traduce in esclusione sociale e assenza di diritti per una parte del Paese, soprattutto per i cittadini che vivono nelle aree interne. Basta pensare all’apprendimento a distanza tanto sbandierato come modello rivoluzionario. Ebbene secondo un report redatto dalla onlus Con i Bambini e da Openpolis, oltre 1 milione di minori vive in un comune dove nessuna famiglia è raggiunta dalla rete fissa a 30 megabit al secondo, quella minima accettabile. E ovviamente nella classifica delle province con più minori disconnessi ai primi tre posti troviamo 3 territori meridionali: Nuoro, Isernia, Oristano. Una débacle per la Penisola e per tutti i sogni di gloria della scuola 4.0. 

I DATI 
In buona sostanza, dati alla mano, non solo gran parte delle regioni del Sud Italia non dispongono di connessioni paragonabili a quelle della Lombardia o del Veneto, ma pagano anche prezzi troppo alti. Tant’è che circa il 12% delle famiglie meridionali senza internet incolpa per questo i costi eccessivi richiesti per attivare una connessione. Peraltro le cose non sembrano destinate a migliorare a breve pur guardando alla banda ultra larga, ovvero all’infrastruttura in fibra ottica di cui tanto si sta parlando per le vicissitudini tra Tim ed Open Fiber sulla rete unica. Stando ad Infratel infatti, la società in-house del Mise che si è occupata di assegnare i bandi relativi alla fibra ottica e vigila sulla loro esecuzione, la banda ultra larga a livello nazionale è diffusa al 66,6% con una velocità di 30 megabit al secondo. Si tratta però della rete Fttc, cioè mista, con il cavo in fibra ottica che arriva fino all’armadietto (Fiber to the cabinet appunto) da dove parte il cavo in rame per raggiungere le abitazioni. Una soluzione che se da un lato ha consentito una maggiore capillarità della rete, dall’altro non è la più indicata per sostenere nuovi utilizzi e possibilità della società digitale.

Usi per cui tornerebbe più utile la rete in fibra ottica fino a casa (Ftth) che raggiunge i 100 megabit al secondo senza dispersioni ma che ora, stando a Infratel, è diffusa solo sul 20,3% del territorio italiano. Cifre che sono state riviste più nel dettaglio dalla società di consulenza EY che, in un report aggiornato a gennaio 2020, sottolinea come ad essere connessi in Ftth sia soprattutto il Nord Ovest del Paese. Questo tipo di rete infatti raggiunge solo 21% delle unità immobiliari al Sud e isole contro il 29% della porzione nordoccidentale della Penisola e il 24% del Centro ma meglio del 19% del Nord Est. In pratica il Sud è al di sotto della media nazionale del 23% e ancora una volta in ritardo. Una situazione che diventa più problematica in Sardegna, Calabria e Puglia. Qui i lavori nelle aree bianche, quelle in cui gli operatori privati non investono perché poco remunerative e quindi necessitano di fondi pubblici, sono stati gli ultimi ad essere assegnati ad aprile 2019. Il risultato è che ci sono cantieri aperti rispettivamente nel 3, 2 e 1% dei comuni. Ritardi incredibili che ora, grazie al decreto Semplificazioni, si spera possano subire «un’accelerazione forte» come dichiarato in settimana dall’ad di Infratel Marco Bellezza. Al Sud quindi, ancora una volta, non resta che aspettare. 

 

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