C’è una Fiat Punto grigia sotto sequestro e c’è una versione della famiglia: Bilal Kurtesi, un anno e mezzo, è caduto dal cofano di quell’auto e ha sbattuto la testa. Una botta così forte da rendere inutile sia la corsa dei nonni all’ospedale di Portogruaro sia l’ora di tentativi di rianimazione da parte dei medici, perché alle 18.45 di lunedì Bilal, etnia rom, nato in Serbia ma residente a Portogruaro, è morto. Ma quella versione, unica, ripetuta all’infinito dalla famiglia - tanto ai carabinieri della Compagnia di Portogruaro, quanto ai giornalisti - non convince nessuno. L’ipotesi, anch’essa unica, sulla quale si stanno concentrando le indagini è che Bilal sia stato colpito dalla Punto grigia in manovra che l’ha investito e trascinato per nemmeno un metro. E le tracce di sangue davanti al civico 76 di via Loredan - nella frazione portogruarese di Mazzolada, dove Bilal viveva con la sua famiglia allargata, fatta di zii e cugini - sarebbero lì a testimoniarlo.
L’INCHIESTA
Nel fascicolo d’indagine, aperto con l’accusa di omicidio colposo contro ignoti, ci sono due tesi che non combaciano in nulla. «Mia figlia di 13 anni - ha sottolineato lo zio Herda Kurtesi - ha messo Bilal sul cofano della macchina e lui probabilmente è scivolato con la schiena in giù e ha sbattuto la testa contro l’asfalto».
LA DINAMICA
Secondo le prime ricostruzioni, lunedì pomeriggio, attorno alle 17.15, Bilal e gli altri bambini che vivono nella casa verde di via Loredan, stavano giocando in strada. Parcheggiata dall’altro lato del nastro d’asfalto, una serie di camion usati dalla famiglia Kurtesi per la raccolta del ferro vecchio e alcune auto. Sulla Punto grigia ora al centro dell’inchiesta della procura di Pordenone, sarebbe salito un ragazzo giovane, un parente che però non vive in quell’abitazione e forse era in visita. Sarebbe stato lui, facendo retromarcia, a colpire il piccolo, investirlo e trascinarlo sull’asfalto per poco meno di un metro, prima che le urla dei bambini e di chi era in cortile lo fermassero. Erano stati poi i nonni a caricare il bambino di 18 mesi in macchina e portarlo in ospedale dove i medici avevano tentato il tutto per tutto, senza riuscire a salvarlo. Questo mentre in via Loredan le urla della madre di Bilal rompevano il silenzio nel quale era calata la strada. Arrivati a casa Kurtesi gli inquirenti hanno evidenziato le tracce di sangue rimaste sull’asfalto: misurazioni che saranno fondamentali per capire il punto d’impatto tra l’auto e il piccolo Bilal. O dove, giusto per analizzare fino in fondo la versione della famiglia, il piccolo sia caduto dal cofano dell’auto.
L’AUTOPSIA
Gran parte dei dubbi li risolverà l’autopsia che la pubblico ministero di Pordenone, Maria Grazia Zaina, ha affidato al medico legale Antonello Cirnelli e che verrà eseguita domani. L’esame esterno e la tac total body sul corpo del bambino ha però già dato alcune indicazioni, togliendo terra sotto i piedi al racconto dei parenti. Bilal sarebbe morto per un investimento in retromarcia: il corpo presentava segni di schiacciamento della testa e altri ematomi compatibili con l’incidente. A confermarlo sarebbe anche la prima chiamata al 118 dove la versione dei fatti non era mediata dalla volontà di coprire la realtà.
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