Bimba annegata durante la gita con il Grest, bocche cucite: anche l'animatrice Martina resta muta davanti al Pm

La piccola Mariia Markovetska, è annegata il 27 luglio nel lago di Revine durante una gita con il centro estivo

Bimba annegata durante la gita con il Grest, bocche cucite: anche l'animatrice Martina resta muta davanti al Pm
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Giovedì 15 Settembre 2022, 13:40 - Ultimo aggiornamento: 15:07

Anche Martina Paier è rimasta a bocca chiusa di fronte al pubblico ministero. Si è avvalsa della facoltà di non rispondere l'animatrice della piccola Mariia Markovetska, la bimba ucraina di soli 7 anni annegata il 27 luglio nel lago di Revine mentre era in gita con il centro estivo organizzato dall'istituto San Giuseppe di Vittorio Veneto (Treviso). Delle 5 donne indagate per omicidio colposo e omessa vigilanza, la 22enne di Vittorio Veneto era l'unica a non essersi ancora presentata in Procura. Per motivi personali non era stata sentita dal pm l'8 settembre scorso, quando invece avevano sfilato le altre indagate.

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BOCCA CUCITA
È invece comparsa ieri, 13 settembre, assistita dal suo legale, l'avvocato Stefano Arrigo. E come altre tre indagate ha scelto di non parlare, in attesa di poter leggere gli atti dell'inchiesta, quando il pm Valeria Peruzzo chiuderà le indagini. Alla Paier, a cui era stato affidato il gruppo di cui faceva parte la piccola ucraina, viene contestato di non aver vigilato adeguatamente la bambina al momento del bagno nel lago e non si sarebbe accorta tempestivamente dell'assenza della piccola Mariia. Stessa accusa rivolta alle colleghe animatrici Tiffany De Martin, 19enne di Fregona, e Simonetta Da Roch, 55 anni di Vittorio Veneto. Sotto inchiesta sono finite anche Marina Baro, 83 anni di Vittorio Veneto (alias suor Maddalena) e Camilla Rizzardi, 36enne di Revine, rispettivamente responsabile e coordinatrice dell'attività estiva.

Secondo il pm avrebbero organizzato l'escursione al lago con tanto di bagno senza prevedere alcun servizio di soccorso balneare.

 

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LA RICOSTRUZIONE
Di tutte e cinque le indagate, soltanto la De Martin, difesa dall'avvocato Enrico D'Orazio, ha risposto alle domande del magistrato, fornendo precisazioni sulle modalità con cui era stata organizzata la gita e sui fatti di quel drammatico pomeriggio. La ragazza ha messo in chiaro che non erano gli animatori «a decidere le attività da fare con i bambini. Ma le responsabili: quel giorno al lago di Revine ci hanno dato il via libera per portarli in acqua. Mariia non si trovava: avevamo paura che l'avessero rapita». E ha ribadito, come sostenuto fin dall'inizio, che lei quel giorno doveva sorvegliare un altro gruppo, non quello di Mariia. «Io sono uscita dall'acqua prima dell'altro gruppo. Ho contato i 19 bambini e c'erano tutti così li ho accompagnati al bar. Poi è scattato l'allarme: Mariia non si trovava più ».

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