Sequestrata e violentata per due settimane da stranieri, badante salva grazie a un WhatsApp

Badante moldava sequestrata e violentata per due settimane: salvata grazie a un messaggio WhatsApp
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Martedì 13 Novembre 2018, 17:15 - Ultimo aggiornamento: 17:18
Una 29enne moldava è stata sequestrata per almeno due settimane da una cittadino macedone, che l'ha violentata più volte stordendola con droghe e alcol. Un autentico incubo, terminato grazie alla richiesta d'aiuto della ragazza tramite WhatsApp a un amico italiano. È successo a Pisa, dove la squadra mobile ha arrestato il sequestratore e denunciato a piede libero un nordafricano ritenuto suo complice. A finire in carcere con l'accusa di violenza sessuale e sequestro di persona è stato R.M., un 54enne macedone senza fissa dimora. La drammatica vicenda è accaduta in un appartamento di un palazzo alla periferia est di Pisa, nella zona di Cisanello, non lontano dall'ospedale.

Secondo quanto riferito dalla polizia, la vittima - arrivata in Italia per lavorare come badante - è stata ridotta in schiavitù dal suo aguzzino grazie anche all'utilizzo di droghe e alcool. La 29enne moldava è riuscita a dare l'allarme inviando un messaggio con il telefono cellulare a un amico italiano che poi ha dato l'allarme alla polizia. Tramite WhatsApp la donna ha inviato all'amico delle fotografie in cui mostrava il suo viso caratterizzato da un vistoso ematoma all'occhio sinistro e chiedeva di essere aiutata, affermando di trovarsi nella casa di uno sconosciuto, di essere stata drogata e stordita con l'alcol.

Utilizzando le foto della casa che la 29enne era riuscita ad inviare, gli inquirenti sono riusciti a risalire all'appartamento dove era stata rinchiusa e a liberarla. E riuscendo ad arrestare il suo aguzzino. Nella vicenda è coinvolto anche un secondo uomo - un giovane di origini nordafricane - che è stato per ora denunciato a piede libero perché le sue responsabilità sarebbero meno gravi. Gli accertamenti sul conto del marocchino da parte della squadra mobile continuano.

L'arresto, in flagranza per sequestro di persona e contestuale fermo di indiziato per il reato di violenza sessuale aggravata, è avvenuto domenica scorsa, come ha reso noto oggi la polizia. Nel tardo pomeriggio del sabato sull'utenza 113 è arrivava la richiesta di un cittadino italiano che ha riferito di aver ricevuto al cellulare una chiamata dall'utenza di un'amica moldava che in lacrime gli detto di essere prigioniera in un appartamento in balia di due stranieri e di aver bisogno di aiuto urgente. La donna tramite WhatsApp ha spedito anche delle foto.

Immediate sono partite le indagini volte a ricercare la donna localizzando la sua utenza cellulare. Una volta localizzata la cella da cui era partita la telefonata, è stato comunque difficoltoso localizzare con esattezza il luogo era sequestrata, a causa dei numerosi palazzi presenti nella zona di Cisanello. La notte tra sabato e domenica è trascorsa nella ricerca della donna, fino alla mattina seguente in cui è stata rilevata un'ulteriore cella telefonica nei pressi della stazione centrale di Pisa. Le ricerche hanno così consentito di individuare la donna, trovata nell'appartamento in condizioni di salute precarie, che camminava accanto al suo aguzzino quasi fosse un automa, hanno raccontato gli investigatori.

Dopo un primo momento di reticenza della donna, dovuto alla sua condizione psicofisica, alla diffidenza verso chiunque, ha inizialmente mentito dicendo che l'ematoma all'occhio se l'era provocato cadendo accidentalmente. Quando ha capito che si trovava in un ufficio di polizia e che l'incubo era ormai terminato, la 29enne ha deciso di raccontare come un fiume in piena gli ultimi giorni che l'hanno vista oggetto di violenze sessuali continue, costretta a fare uso di alcol e droghe. La donna, in lacrime, ha raccontato che per circa due settimane R. M. l'aveva sequestrata nell'appartamento, dove l'aveva anche picchiata e con un pugno all'occhio sinistro le aveva procurato un forte ematoma.

R. M., hanno spiegato gli investigatori, è responsabile di ripetute violenze sessuali nei suoi confronti, «aggravate dal fatto che prima di porle in essere faceva consumare alla donna sostanze stupefacenti che la inibivano in modo palese, tanto che non riusciva ad opporsi ai suoi voleri». Nella casa degli orrori era presente anche un giovane marocchino, che adesso risulta indagato a piede libero per il reato di sequestro di persona in concorso.


 
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