Baby gang terrorizzava Como: aggressioni e furti in negozi, 17 minori denunciati

Baby gang terrorizzava Como: furti in negozi e aggressioni, 17 minori denunciati
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Mercoledì 30 Gennaio 2019, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 17:56

Nel giro di quattro mesi avevano colpito una quarantina di volte creando un notevole allarme a Como e dintorni. Ora, in seguito alle indagini di polizia e carabinieri della cittadina lariana coordinate dalla Procura dei minorenni di Milano la baby gang è stata azzerata. Stamane all'alba, infatti sono stati eseguiti provvedimenti cautelari nei confronti di 17 ragazzini, 12 italiani e 5 stranieri, tutti all'epoca dei fatti tra i 14 e i 17 anni, e ora due di loro da poco maggiorenni, accusati a vario titolo di almeno 10 rapine, un'estorsione, 17 furti aggravati, 5 ricettazioni e poi episodi di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni.



Le ordinanze sono state firmate dal gip minorile milanese Marina Zelante che, su richiesta del pm Annamaria Fiorillo, per 5 ha disposto il carcere - sono al Beccaria -, per altri 5 i domiciliari mentre per altri sette è stata revocata la patria potestà ai genitori e sono stati collocati in comunità. Tra questi ultimi anche uno dei due per i quali è stata richiesta la misura di sicurezza del collocamento in comunità in quanto, così come il 18esimo indagato, avrebbe commesso alcuni dei reati quando non aveva compiuto ancora 14 anni e, quindi, non era imputabile. Gli investigatori, nell'inquadrare l'operazione con cui oggi è stata sgominata la cosiddetta "Baby gang di Como", hanno spiegato che quel che ha preoccupato è stata l'assenza di percezione del reato in questi ragazzi, ma soprattutto l'assenza delle famiglie. Inoltre, è emerso dagli accertamenti, avrebbero agito con sempre più frequenza, con strafottenza e senso di impunità, complice anche un ambiente di grande omertà, non solo alimentando un
«fenomeno di micro-criminalità» diffuso nel Comasco, ma anche per avere la leadership tra i loro coetanei.

Tra i reati contestati ci sono furti in negozi del centro di Como, dove talvolta entravano in dieci o più creando confusione e arraffando quello che potevano, aggressioni e rapine a coetanei, ai quali prendevano soldi o il cellulare, furti di biciclette e alcolici fino alla devastazione di un appartamento di una compagna di classe. Sono stati identificati grazie ai controlli incrociati delle telecamere, testimonianze, ma anche attraverso i profili sui social network. Secondo il procuratore dei minori Ciro Cascone, l'indagine ha messo a fuoco »una degenerazione degli schemi di aggregazione - si legge in una nota - caratterizzata da un codice di appartenenza che consiste nell'assumere comportamenti antisociali, distruttivi verso le cose, deturpanti verso l'ambiente, umilianti e prevaricanti verso le persone, specialmente quelle più deboli, oppositivi ed insofferenti nei confronti dell'autorità«. Da quanto è stato appurato i minorenni in questione provengono per lo più da contesti familiari problematici, privi di modelli educativi di riferimento e con un andamento scolastico irregolare, e quindi l'aver adottato nei loro confronti provvedimenti cautelari è stato valutato dalla magistratura come »momento estremo e necessario in un'ottica di prevenzione della commissione di ulteriori reati, nonché come l'avvio di un percorso di responsabilizzazione«.

Percorso molto delicato, ha commentato investigatore, perché c'è il rischio che l'arresto diventi una medaglia da porsi al petto.

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