Ponte Morandi, arrestati Castellucci e altri manager di Autostrade: «Sapevano delle barriere difettose»

Ponte Morandi, arrestati Castellucci e altri manager di Autostrade: «Sapevano delle barriere difettose»
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Mercoledì 11 Novembre 2020, 09:38 - Ultimo aggiornamento: 10:58

Bufera su Autostrade per l'Italia per la tragedia del crollo di Ponte Morandi a Genova, avvenuta il 14 agosto del 2018, che ha causato la morte di 43 persone. Scattano arresti per manager e ex dirigenti della società con l'accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti. La Guardia di finanza sta eseguendo una serie di misure cautelari nei confronti di ex vertici e di alcuni degli attuali manager di Autostrade per l'Italia. Secondo quanto si apprende sarebbero sei le misure cautelari. Le accuse ipotizzate sono attentato alla sicurezza dei trasporti e frode in pubbliche forniture. Secondo gli inquirenti, i manager erano consapevoli che le barriere erano difettose e del potenziale pericolo per la sicurezza. Dagli elementi emerge «la volontà di non mettere in sicurezza barriere».

 

Chi sono i dirigenti coinvolti? Ai domiciliari l'ex Ad di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci, e Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti, rispettivamente ex responsabile manutenzioni e direttore centrale operativo dell'azienda.

Sono alcune delle misure cautelari eseguite dalla Guardia di finanza nei confronti di ex vertici e di alcuni attuali manager Aspi, nell'ambito dell'indagine sui pannelli fonoassorbenti. 

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In base all'indagine della Guardia di Finanza su Autostrade per l'Italia relativa alle criticità, in termini di sicurezza, delle barriere fonoassorbenti, del tipo integrate modello "Integautos", montate sulla rete, è emersa la consapevolezza della difettosità delle barriere e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese). In particolare, è emersa la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell'azione del vento, nonché dell'utilizzo di alcuni materiali per l'ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti.

Agli indagati si contesta anche la volontà di non procedere a lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi. Infine si configura la frode nei confronti dello Stato, per non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico (così come previsto dalla Convenzione tra Autostrade e lo Stato) e di gestione in sicurezza della stessa, occultando l'inidoneità e pericolosità delle barriere, senza alcuna comunicazione, obbligatoria, all'organo di vigilanza (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti).

Nell'indagini finiscono anche Stefano Marigliani (direttore del primo tronco), Paolo Strazzullo e Massimo Miliani che hanno invece subito misure interdittive.

L'inchiesta è coordinata dalla procura di Genova ed è scattata un anno fa dopo l'analisi da parte dei finanzieri di alcuni dei documenti acquisiti nel corso dell'indagine sul crollo del ponte Morandi. In particolare, sempre secondo quanto si apprende, quelli relativi ai problemi riscontrati, in termini di sicurezza, sulle barriere fonoassorbenti montate sull'intera rete autostradale. Delle sei misure disposte dal Gip del tribunale di Genova, tre sono arresti domiciliari e tre sono misure interdittive.

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