«Vuoi arruolarti per Kiev? Così puoi aggirare i divieti», viaggio all’ambasciata ucraina a Roma

«In Italia è un reato, ma il modo si trova»

«Vuoi arruolarti per Kiev? Così puoi aggirare i divieti», viaggio all’ambasciata ucraina a Roma
di Emiliano Bernardini
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Sabato 9 Aprile 2022, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 19:17

«Vuoi andare a combattere in Ucraina? L’Italia lo vieta ma...» Lo spiraglio aperto lo lascia una delle funzionarie dell’ambasciata ucraina a Roma. Non può dire troppo di più perché il palazzetto che si trova in via Guido d’Arezzo è presidiato da due militari italiani che guardano e ascoltano tutto. Impossibile entrare, lo stesso personale ucraino non si fida. Sul citofono ci sono due pulsanti: uno in italiano e l’altro in caratteri cirillici. Suono mentre c’è un viavai di persone. «Italiyska», dicono tra loro. Subito dopo esce un militare dell’esercito ucraino che vuole sapere cosa vogliamo. Non parla italiano ma non ci toglie gli occhi di dosso. Scruta ogni movimento e si fa tradurre tutto dalla signora che ci dà indicazioni. «Vorrei sapere come entrare a far parte della Legione Internazionale dell’Ucraina». «Per gli italiani è vietato», risponde subito la ragazza che si è fermata a parlare con noi sull’uscio. Poi, dietro le nostre insistenze, si sbottona un po’: «È vietato ma...». Dietro quel “ma” ci sono un mondo di possibilità.

Il primo approccio è molto deciso: «Gli italiani non si possono arruolare, la legge italiana lo vieta».

Ci giriamo un po’ intorno, cercando un pertugio. «Ma un modo per andare ci sarà?». «Beh...se vuole...». A quel punto parla più piano si guarda un po’ intorno e ci apre una strada per andare a combattere in Ucraina: «Dovrebbe organizzarsi da solo, senza vie ufficiali. Cioè dovrebbe raggiungere da solo l’Ucraina. A quel punto, una volta arrivato in una delle città più grandi, c’è la possibilità di arruolarsi come soldato volontario». Tra l’altro le selezioni di volontari pare non siano così accurate. Dunque, aggirare i divieti, è possibile. Nessuno lo mette nero su bianco ma basta toccare i tasti giusti per sentirsi dire «non si può fare ma se lei lo fa di sua iniziativa...». Tradotto non la fermerà nessuno. 

IL SITO PER ARRUOLARSI

Eppure, prima del piccolo incidente con la Farnesina, il sito fightforua, messo online dal Ministero della Difesa ucraino, che dà indicazioni su cosa debbano fare gli stranieri che vogliono arruolarsi nella Legione di difesa ucraina, dava libero accesso anche agli italiani. Ora cliccandoci sopra l’Italia è sparita dalla lista dei paesi, ma il vademecum è ancora lì, utilissimo per chi decide di effettuare il “viaggio fai da te”. Il primo step prevede di «rivolgersi all’ambasciata dell’Ucraina del proprio paese, puoi seguire tre strade: andare in ambasciata; chiamare; scrivere una mail». Il secondo riguarda l’esperienza in campo militare o in agenzie di sicurezza: «I documenti e il tipo di equipaggiamento di cui hai bisogno.

 

Carta d’identità o passaporto; documenti che attestino lo svolgimento del servizio militare o attività in agenzie di sicurezza e la partecipazione in operazioni militari». Il terzo passo prevede il colloquio in ambasciata con il responsabile della Difesa e l’avvio delle procedure per ottenere il visto con il console. Il punto quattro riguarda la domanda di ammissione: «È possibile scrivere una domanda di ammissione alla Difesa territoriale delle forze armate dell’Ucraina per il servizio militare con contratto su base volontaria». In sostanza, il candidato viene informato che non dovrà sostenere spese né per il vitto né per l’alloggio una volta al fronte. Viene poi consigliato al volontario - se è nelle sue possibilità - di portare con sé abbigliamento tecnico-militare come elmetto e giubbotto antiproiettile. L’indicazione più importante è alla fine dove si specifica che il raduno avviene a Leopoli, a 500 chilometri da Kiev, al confine con la Polonia. Il suggerimento, soprattutto per chi viene da Roma, è di percorrere la direttrice che attraversa lo stato polacco. Una volta a Leopoli, i volontari potranno beneficiare di vitto e alloggio pagati. Sarebbe previsto anche un rimborso spese. Ma è bene non dirlo davanti ai soldati italiani che ascoltano fuori dall’ambasciata.

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