Formiche in ospedale, il direttore della Asl: «E' stato un sabotaggio»
Secondo i figli l’uomo, successivamente deceduto, era tenuto “al caldo nel mese di luglio. Senza zanzariere, con la finestra aperta e con il sole in faccia. Così era la sua camera. Accanto c’era un corridoio con i poveri malati di Alzheimer che fumavano tranquillamente. La retta era di 104 euro al giorno, tremila e più euro al mese. Presentando il reddito ci avevano riconosciuto un 50%.
Quindi 52 euro li mettevamo noi e l’altra metà la sanità pubblica, lo Stato”. Infine, Massimiliano e Maria hanno mostrato una foto che ritrae il braccio del padre ancorato alla sponda del letto e hanno spiegato: “Lo hanno fatto soffrire 15 giorni inutilmente, legato come un animale feroce. Lo tenevano sempre legato perché era capitato che si strappasse la Peg. Era stato già un anno in un’altra struttura di riabilitazione: sappiamo che c’erano altri sistemi, non serviva legarlo a 5 centimetri dalla sponda del letto. Bastava una panciera che coprisse il tubicino della Peg. A Borgo d’Ale non ce l’avevano, l’ho acquistata e l’ho portata. Il giorno dopo, addirittura, la panciera che ho portato non c’era più". Attualmente la Procura di Vercelli sta indagando. Attraverso il proprio legale, la Casa di Riposo, ha replicato ai microfoni del programma: “Il consulente del pubblico ministero ha escluso nella maniera più assoluta che il decesso del signor Donadoni fosse ricollegabile a presunte negligenze della struttura. Le larve? Sono situazioni che succedono spessissimo e non è neppure certo che si siano formate presso la struttura ‘La Quercia’. Basta aprire una finestra, entra un insetto… sono situazioni che capitano”.
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