Il vescovo fa montare l'antenna telefonica sul campanile del Duomo: «Con le chiacchiere non si pagano le spese»

L'antenna sul campanile
di Diego Degan
3 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Agosto 2020, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 11:18

 «Con le chiacchiere non si pagano le spese». Pratico e, forse, un po' sbrigativo, il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarollo, nello spiegare il perché dell'ok della Curia all'installazione di una antenna telefonica sul campanile del Duomo. Ed è questa, nell'arco di pochi giorni, la seconda volta (dopo quella circa i danni sociali delle discoteche) che il prelato entra direttamente in campo, per spiegare il suo pensiero ai fedeli.
L'antenna si trova all'interno della cella campanaria e non è, quindi, molto evidente, ma di essa si è molto parlato per via della presunta categoria di appartenenza, il famigerato standard 5G, che tanto allarme suscita in qualcuno, compreso il sindaco, Alessandro Ferro. Per cui la vicenda ha assunto anche il colore di un confronto tra autorità civile e religiosa su chi abbia più a cuore la salute dei cittadini. 
Lo stesso vescovo, su Facebook, spiega il suo intervento, facendo presenti le «continue insinuazioni» che, evidentemente, gli pervengono. «Basta dice con le solite accuse e insinuazioni astiose», e spiega, anche cronologicamente, l'accaduto. «L'anno scorso, al parroco è stata presentata la richiesta dalla ditta interessata. Anzi più ditte avevano chiesto di installare degli apparecchi in varie parti della città». Il parroco, don Danilo Marin, a sua volta, aveva girato la richiesta alla Curia, la quale «ha risposto che non siamo autorizzati a dare alcun consenso, se non su progetto autorizzato dalla Soprintendenza». E qui c'è una iniziale scissione di responsabilità da parte della Curia che delega un parere di merito alla Soprintendenza la quale, a marzo 2020 esprime un assenso, che il vescovo riassume così: «Sono state fatte dalla ditta le dovute richieste con relativi progetti, anzi ci è stato aggiunto che la stessa Soprintendenza aveva detto che anche a Venezia erano state approvate delle soluzioni. Per questo sono passati tanti mesi». 


A quel punto il Comune aveva autorizzato l'installazione e la vicenda era diventata di dominio pubblico, con malumori, anche politici, da parte di chi, Cinquestelle in primis, non vede di buon'occhio il nuovo standard di telecomunicazione, tanto da aver approvato, in consiglio comunale, una mozione per impedire la sperimentazione 5G a Chioggia. A marzo, però, il sindaco aveva detto che, non essendo il campanile un edificio comunale «se il proprietario è d'accordo e se c'è il parere della Soprintendenza, il Comune non può bloccare l'antenna». Invece, poche settimane dopo, con un'ordinanza che ricalcava la mozione suddetta, Ferro, seguendo le orme di altri comuni, aveva bloccato la sperimentazione 5G, fino al raggiungimento di maggiori certezze sulla non pericolosità delle emissioni. E, aggiunge il vescovo «da parte nostra è stato escluso categoricamente il 5G, come da indicazioni comunicate dal Sindaco». Nel frattempo la compagnia telefonica in questione (Iliad) si era accontentata di installare un 4G, presentando la relativa richiesta, fino a quando, verso fine luglio, il decreto Semplificazioni ha stabilito che i sindaci non possono bloccare gli impianti 5G.

Al momento non risultano altri atti all'albo pretorio ma è chiaro che Iliad si sta muovendo per avere il 5G che, del resto, rispetto allo standard precedente, differisce quasi unicamente per le frequenze impegnate. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA