Annamaria Franzoni torna nella villa di Cogne 20 anni dopo la morte del figlio. «Ma qui nessuno ci fa più caso»

Annamaria Franzoni torna nella villa di Cogne 20 anni dopo la morte del figlio. «Ma qui nessuno ci fa più caso»
di Giacomo Nicola
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Venerdì 7 Gennaio 2022, 07:08 - Ultimo aggiornamento: 18:36

Vent'anni dopo nella stessa casa, lo chalet dove è stato ucciso suo figlio Samuele e per il cui delitto è stata condannata. Annamaria Franzoni ha passato qui le feste di Natale. Ha preso il sole accanto al marito, è stata seduta davanti al camino. Dal giardino ha sparato fuochi d'artificio nel cielo, la notte di Capodanno. «Ma qui in paese - dicono - nessuno ormai ci fa più caso». Assieme al marito, Stefano Lorenzi, ha trascorso in tutto tre giorni nella villetta di Cogne in frazione Montroz, Valle D'Aosta. La numero 4, la casa più famosa nella tragica galleria dei delitti italiani. Giorni fa una coppia di turisti di mezza età si camminava in lungo e in largo alla ricerca di informazioni: «Qual è esattamente?». Erano venuti apposta, come molti altri prima di loro. Chiedevano ai passanti, fino a quando al fondo della strada hanno visto il padre e l'hanno riconosciuto. Erano lì entrambi: il padre e la madre. È stato qui che la mattina del 30 gennaio 2002, fra le 8.15 e le 8.30, Annamaria Franzoni ha fracassato la testa, «con numerosi e ripetuti colpi» al figlio Samuele di 3 anni «cagionandone la morte». Samuele Lorenzi era stato ritrovato sul letto dei genitori, nella stanza al piano seminterrato.
La Franzoni, che oggi ha 50 anni, non è mai stata abbandonata dalla sua famiglia. Nemmeno ha mai ammesso il delitto. Sedici anni di carcere, ridotti a dieci con l'indulto e la buona condotta. Ai domiciliari dal 2014, infine libera nel 2019. Una perizia psichiatrica ha escluso il rischio di recidiva.

L'APPENNINO
Dopo aver passato tre giorni di fine anno con il marito, Annamaria Franzoni è tornata a Monteacuto Vallese, sull'Appennino Tosco-Emiliano, la terra dove è nata.

Qui si occupa di un agriturismo che apre principalmente in occasione di feste e cerimonie.

Annamaria Franzoni si è sempre dichiarata innocente. E non è la prima volta che la donna torna nella casa di frazione Montroz da quando ha scontato la pena a 16 anni (ridotti a meno di 11) per l'uccisione del figlio. Dopo essere tornata in libertà, già nel novembre 2018 era stata notata nello chalet da alcuni vicini. Nel giugno 2021 era terminato il contenzioso tra la famiglia Franzoni e l'avvocato Carlo Taormina con cui la villetta di Cogne rischiava di essere messa all'asta. Il tribunale di Aosta aveva infatti dichiarato estinta la procedura esecutiva, avviata su richiesta del legale che lamentava il mancato pagamento di onorari difensivi per oltre 275mila euro, divenuti circa 450mila nell'atto di pignoramento.

IL DISSEQUESTRO
«I coniugi Franzoni hanno iniziato a pagare», aveva detto l'avvocato Taormina. La villa era stata dissequestrata il 23 marzo 2013, alla presenza di Stefano Lorenzi. Da allora era tornata nella piena disponibilità della famiglia, fino al pignoramento, poi revocato. Lo scorso 4 febbraio Annamaria Franzoni aveva denunciato nell'aula del tribunale di Aosta l'esistenza di un turismo macabro alla villa di Cogne. Era comparsa come testimone e parte civile nel corso di un processo per violazione di domicilio a carico di una giornalista e di un telecineoperatore, poi assolti. Vent'anni dopo, a Cogne, in pochi ricordano la faccia di Samuele. In molti invece riconoscono quella di Annamaria Franzoni.

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