Violenza domestica, Italia di nuovo condannata a Strasburgo

I fatti risalgono al settembre del 2018 a Scarperia (Firenze), quando un uomo uccise a coltellate il figlio di un anno, ferendo in modo grave anche la convivente

Annalisa non fu protetta dal marito che uccise il figlio, la Corte suprema condanna l'Italia
di Mario Ajello
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Giovedì 7 Aprile 2022, 17:42 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 15:13

La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ha condannato l'Italia per non aver protetto una donna e i suoi figli dalla violenza domestica terminata in tragedia. I fatti risalgono al settembre del 2018 a Scarperia (Firenze), quando un uomo uccise a coltellate il figlio di un anno, ferendo in modo grave anche la convivente e cercando di uccidere l'altra figlia.  La sentenza ha stabilito che "i procuratori sono rimasti passivi di fronte ai gravi rischi che correva la donna e con la loro inazione hanno permesso al compagno di continuare a minacciarla e aggredirla". Lo Stato dovrà versare alla donna 32mila euro per danni morali.  A rivolgersi alla Cedu era stata la madre del bimbo ucciso, Annalisa Landi, rappresentata dall'avvocato Massimiliano Annetta. Nel suo ricorso la donna sosteneva che lo Stato italiano avesse violato il suo diritto alla vita e quello dei figli, e che la violazione nei suoi confronti fosse da imputare in parte a un atteggiamento discriminatorio nei confronti delle donne da parte delle autorità.

La sentenza 

Dai fatti riportati nella sentenza emerge che prima del giorno della tragedia culminata con l'uccisione a coltellate del figlio di un anno, il ferimento della donna e il tentato omicidio anche della figlia di 7 anni, il 14 settembre del 2018, la donna era stata già aggredita tre volte dal compagno, nel novembre del 2015, nel settembre 2017 e nel febbraio 2018, e che avesse sporto diverse denunce.

Nonostante l'apertura di una procedura per violenza domestica e l'indicazione di un esperto che indicava la pericolosità dell'uomo a causa delle patologie di cui soffriva, consigliandone anche un programma terapeutico, durante l'inchiesta non venne presa alcuna misura per proteggere la donna e i suoi figli. Nel giudicare il caso, la Corte di Strasburgo ha pertanto stabilito che lo Stato ha violato il diritto alla vita della donna e di suo figlio, ma non ha riconosciuto l'aggravante della discriminazione. Nella sentenza i giudici constatano che le autorità avevano il dovere di effettuare immediatamente una valutazione dei rischi di nuove violenze da parte dell'uomo e prendere le misure necessarie a prevenirli. Ma non l'hanno fatto, nonostante sapessero, o avrebbero dovuto sapere, che esisteva un rischio reale e immediato per la vita della donna e dei suoi figli.

I dati dell'Istat

La violenza sulle donne in Italia del resto è una emergenza gravissima e una questione dilagante. Secondo i dati Istat, negli ultimi 5 anni il numero di donne che hanno subìto almeno una forma di violenza fisica o sessuale ammonta a 2 milioni 435 mila, l’11,3% delle donne dai 16 ai 70 anni. Quelle che hanno subìto violenza fisica sono 1 milione 517 mila (il 7%), le vittime della violenza sessuale sono 1 milione 369 mila (il 6,4%); le donne che hanno subìto stupri o tentati stupri sono 246 mila, (1,2%), di cui 136 mila stupri (0,6%) e circa 163 mila tentati stupri (0,8%). La violenza nelle relazioni di coppia, negli ultimi 5 anni, ha riguardato il 4,9% delle donne (1 milione 19 mila), in particolare il 3% (496 mila) delle donne attualmente con un partner e il 5% (538 mila) delle donne con un ex partner.

Considerando solo le donne che hanno interrotto una relazione di coppia negli ultimi 5 anni, la violenza subìta sale al 12,5%. Nel confronto con i cinque anni precedenti al 2006 si colgono importanti segnali di miglioramento: diminuiscono la violenza fisica e sessuale da parte dei partner attuali e da parte degli ex partner, e cala pure la violenza sessuale (in particolare le molestie sessuali, dal 6,5% al 4,3%), perpetrata da uomini diversi dai partner. Non si intacca però lo zoccolo duro della violenza nelle sue forme più gravi (stupri e tentati stupri) come pure le violenze fisiche da parte dei non partner mentre aumenta la gravità delle violenze subite.

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