Napoli, spinta in mare dal fidanzato dopo una lite, Amanda torna a casa: «Non lo perdonerò mai»

Napoli, spinta in mare dal fidanzato dopo una lite, Amanda torna a casa: «Non lo perdonerò mai»
di Melina Chiapparino
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Martedì 30 Giugno 2020, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 12:45

Amanda Tosi, la 22enne spinta dal fidanzato Gennaro Maresca sugli scogli e nel mare di Nisida, è tornata a casa. Dopo undici giorni di ricovero nel reparto di Rianimazione e due giorni in Ortopedia, all'ospedale Policlinico Federico II di Napoli, proseguirà le cure tra le mura dell'appartamento dove vive con la madre, a Caserta. È trascorsa appena una settimana da quando ha lasciato l'ospedale dove era arrivata la notte del 10 giugno ma, quello che è accaduto, ha rafforzato in lei la voglia di vivere e riprendersi al più presto la sua vita.

Amanda si è svegliata, migliorano le condizioni della ragazza spinta in mare dal fidanzato a Nisida
 

 

Amanda, prima di tutto come si sente?
«Mi sento bene anche se non riesco a camminare e devo stare stesa e a riposo per la frattura al bacino. Trascorro la maggior parte del tempo a letto e ci siamo procurati una sedia a rotelle per i piccoli spostamenti ma l'indicazione è che ci vorrà almeno un mese per cominciare ad alzarmi. In ogni caso, mi sento davvero molto fortunata e mi considero miracolata. Ho sempre avuto una gran voglia di vivere ma, adesso, ancora di più».

C'è qualcuno a cui vorrebbe dire grazie?
«Sono grata al personale sanitario ma oggi non sarei qui se non ci fosse stato Damiano Preni, il buttafuori che si è lanciato in acqua salvandomi. Lo considero il mio angelo e una delle prime cose che ho voluto fare quando ho ripreso coscienza, è stato conoscerlo e ringraziarlo. Vorrei chiedere al sindaco de Magistris di riconoscergli questa azione coraggiosa e dargli la cittadinanza, perché so che vuole fare il poliziotto ma essendo albanese non ha mai potuto».

Posso chiederle cosa ricorda di quella sera?
«Non ricordo il momento della mia caduta e all'inizio quando mi hanno raccontato che Gennaro, mi aveva spinta, non ci credevo. Eravamo usciti con degli amici e rammento bene che eravamo tutti a un tavolo quando è iniziato il litigio col mio fidanzato per un messaggio che era arrivato sul mio cellulare. Quella sera, avevamo bevuto un po'. Io non avevo preso altro al di fuori dei drink ma lui in particolare non lo vedevo bene, per questo avevo deciso di farmi venire a prendere da un amico».

E poi?
«Ricordo bene quando siamo usciti dal locale, stavamo litigando e mi sono poggiata al cofano della sua macchina ma dal quel momento ho un black out totale. Quando mi sono risvegliata in ospedale, pensavo addirittura di essermi buttata da sola in acqua e ho fatto fatica a credere che fosse stato lui. È un'azione che condanno e per la quale sono stata arrabbiata e sono ancora arrabbiata. Ce l'ho con lui anche perché non si è buttato in acqua per prendermi e si è allontanato. L'unica cosa che avrebbe dovuto fare, a quel punto, era tuffarsi subito per aiutarmi».

Si sente di perdonarlo?
«Non lo perdono, è un'azione che non doveva essere compiuta però, dall'altra parte, sono consapevole che si possono commettere dei gesti senza pensare o per rabbia. Intendo dire, senza che ci sia la volontà di far male. Questo però, non significa che lo perdono, credo piuttosto che prima o poi, saremo uno di fronte all'altro e parleremo di ciò che è accaduto».

Come vede il suo futuro?
«Mi impegnerò per la mia riabilitazione e posso contare sull'affetto della mia famiglia e dei miei amici che mi vengono a trovare ogni giorno. Tra poco festeggeremo il mio compleanno a cui ho invitato anche Damiano e appena starò meglio potrò cominciare il lavoro che avrei dovuto fare prima del ricovero ospedaliero. La commessa in un negozio di abbigliamento nel Rione Sanità. Il titolare ha detto che mi aspetta e non vedo l'ora di riprendere la mia vita. Ma la prima cosa che farò quando potrò stare in piedi, sarà andare a ballare per festeggiare la mia voglia di vivere».

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