​Alluvione Senigallia, otto a giudizio, anche il sindaco: «Vogliamo la verità»

Alluvione Senigallia, otto a giudizio, anche il sindaco: «Vogliamo la verità»
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Dicembre 2019, 16:38 - Ultimo aggiornamento: 16:42

Tutti a processo gli otto indagati per l'alluvione di Senigallia del 3 maggio 2014, che provocò quattro morti e ingenti danni. Il gup del Tribunale di Ancona Francesca De Palma ha rinviato a giudizio il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi e altre sette persone. Il dibattimento si aprirà davanti al collegio il 6 ottobre 2020, a sei anni di distanza dai fatti. Le accuse, a vario titolo, sono di omicidio colposo plurimo, inondazione, lesioni, abuso di ufficio, omissione di atti d'ufficio e falso ideologico.

LEGGI ANCHE --> Maltempo, il geologo: «In Italia l'80% di tutte le frane in Europa, manca prevenzione»

Nessuno degli imputati ha fatto richiesta di riti alternativi, scegliendo il procedimento ordinario. Il 3 maggio, dopo piogge torrenziali, esondò il fiume Misa e l'acqua e il fango entrarono in centinaia di abitazioni e attività lavorative che furono gravemente danneggiate, dal lungomare al centro cittadino fino alle frazioni. Una delle vittime fu strappata dalle braccia dei soccorritori e trascinata via dall'acqua. L'udienza preliminare oggi è iniziata con un'ora di ritardo per un incidente che ha avuto il gup mentre veniva in tribunale. Dopo le repliche delle difese, il giudice ha deciso di mandare a processo, oltre al primo cittadino, anche l'ex sindaco Luana Angeloni, il comandate dei vigili urbani Flavio Brunaccioni, Gianni Roccato dell'ufficio tecnico di Senigallia, l'ex dirigente della Provincia Massimo Sbriscia, il presidente dell'Autorità di bacino Mario Smargiasso, l'ingegnere Alessandro Mancinelli e Libero Principi, funzionario lavori pubblici della Regione.

«Vogliamo che da qui in avanti venga fuori la verità, quella che non è emersa in questi lunghi anni di indagine perché sono passati quasi 5 anni». Lo ha detto in sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi, entrando in tribunale. «Adesso vogliamo un processo rapido - ha aggiunto - e che quello che il sindaco e l'amministrazione hanno fatto emerga e che emerga la verità. Abbiamo bisogno di questo». Nessun commento da pare di Mangialardi sul fatto che il processo potrebbe inficiare la sua corsa, come consigliere per il Pd, alle regionali del 2020.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA