dal nostro inviato
CONSELICE Non viene proprio da usare il solito “la fabbrica del cioccolato” quando si vede la “città” dell’Unigrà fra Conselice e la frazione Lavezzola (Ravenna) allagata come il centro del paese da due metri d’acqua limacciosa: una devastazione apocalittica nella più grande raffineria del sud Europa, quinta nel mondo, di olio e grassi vegetali: 500mila tonnellate l’anno. Sotto la melma 60 ettari di stabilimento all’avanguardia, compresa la biocentrale elettrica da 60 megawatt, un miliardo e 200 milioni di fatturato annuo di cui il 40% grazie dalle esportazioni in tutto il mondo perché in tutto il mondo si mangiano dolci, pane, gelati; 800 dipendenti qui, altri 1500 nell’indotto, tra i più importanti fornitori di Ferrero, Barilla e Unilever. La “fruit valley” romagnola comprende anche colossi come questo che tuttavia non è adesso al primo posto nei pensieri della famiglia Martini, il fondatore Luciano e i figli Gian Maria (a.d.) e Oliver. Prima c’è da mettere al sicuro Conselice e le case dei 5mila abitanti, c’è da tenere all’asciutto Lavezzola, i cui 3mila residenti sono stati ugualmente sfollati e seguono con il cuore in gola il defluire finalmente consistente delle acque.
A loro spese i Martini hanno noleggiato chiatte e ruspe da 100 tonnellate, comprato grandi sacchi da riempire di terreno e palancole (sbarramenti metallici) per riparare le rotture degli argini e poi idrovore e gruppi elettrogeni. «Dobbiamo salvare prima la comunità - dicono Gian Maria e Oliver - poi penseremo all’azienda, penseremo soprattutto a come ripartire aiutando le famiglie dei dipendenti in gran parte fuori casa».
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