Alessandra Matteuzzi, uccisa dall’ex. Gli insulti dopo la morte: «Certo, se si vestiva così...»

Denunciati dalla famiglia decine di haters e l’inchiesta svela le frasi choc. «Comportatevi sobriamente, vedrete che gran parte delle aggressioni si eviteranno»

Alessandra Matteuzzi, uccisa dall’ex. Gli insulti dopo la morte: «Certo, se si vestiva così...»
di Claudia Guasco
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Venerdì 9 Dicembre 2022, 23:55 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 15:22

Prima di finire in cella per aver massacrato Alessandra Matteuzzi, 56 anni, perseguitata per mesi e uccisa con venti martellate sotto casa, Giovanni Padovani aveva 270 seguaci su Instagram. Oggi sono 1.250, il numero continua a crescere. E spesso nei messaggi c’è uno sconvolgente ribaltamento dei ruoli: l’assassino che diventa vittima, la donna morta «una che se l’è andata a cercare». Insulti a lei, giustificazioni per lui che ha lasciato in fretta e furia il ritiro della Sancataldese per andare a ucciderla. Il post di una ragazza è la sintesi: «Lui 27 anni, calciatore, modello bello come il sole. Lei 60 anni, narcisista, lo ha traviato e usato in tutti i modi, se l’è fatto fino al giorno prima della sua morte per poi sparire come sempre».

Istigazione alla violenza

Per messaggi come questo la famiglia di Alessandra a inizio ottobre aveva già denunciato 25 persone, a novembre se ne sono aggiunte altre e ora sono in arrivo nuove querele. «Monitoriamo i social ogni giorno - spiega l’avvocato Chiara Rinaldi - Gli hater sono diventati più subdoli, raffinati.

Dopo i commenti di insulti alla vittima, adesso giustificano Giovanni Padovani e attribuiscono a lei comportamenti che avrebbero portato l’uomo a impazzire. Un conto è la libertà di espressione, ma qui potrebbe configurarsi il reato di istigazione alla violenza di genere». L’autore di uno dei primi post segnalati ha nome e cognome e ricopriva anche un ruolo sensibile, direttore regionale della Croce Bianca (poi sospeso). Dopo l’omicidio commentava su Facebook: «Comunque anche lei come andava conciata, ovvio che il ragazzo era geloso». Rispondendo a chi si indignava per le sue parole: «Comportatevi più sobriamente come le nostre nonne, non siate scostumate e provocanti e gran parte delle aggressioni saranno evitate, la colpa prima di tutto è del mondo di oggi totalmente fuori controllo, la donna fa l’uomo e viceversa, ma dove siamo arrivati?».

 

Non è il solo, purtroppo, a pensarla così: «Ne conosco di donne simili a lei che arrivano a usarti come uno zerbino finché non sprofondi nella m...a e loro godono, in questo però lui ha pensato bene di farle capire che ci vuole rispetto, purtroppo per lui è andato oltre e adesso si è rovinato la vita». C’è chi infanga Alessandra: «Un’altra santa. Chissà che ha fatto per arrivare a tutto ciò, sicuramente l’avrà tradito». E chi sostiene lui: «È una bravissima persona. Le anime troppo sensibili vengono strangolate dalla vita. Noi amici siamo con te sempre! A maggior ragione in un frangente come questo». Ma anche chi ne approfitta per insulti alle donne ad ampio raggio: «Qua siete tutte a infamarlo, due giorni prima dell’omicidio gliela avreste data subito senza fiatare». Una realtà distrorta e calunniosa come quella rappresentata da tale Mika: «Daiii, il giorno prima avevano fatto l’amore e poi il giorno dopo mentre era al telefono con... facendo finta che aveva paura di Giovanni, per l’amor di Dio non lo voglio difendere perché togliere una vita una persona non lo decide nessuno però neanche è giusto dire che lo amava mentre stava con altri. È poi una donna di 60 anni che ci faceva con un ragazzo di 27 e cosa ha fatto per farlo innamorare e uscire pazzo, perché è un ragazzo che non ha avuto mai problemi con la legge, che pensava solo a giocare a pallone. I conti non tornano».

La lettera rubata

Due settimane fa, nel parco poco distante a casa sua, è stata dedicata alla vittima una panchina rossa, simbolo della violenza contro le donne. La sorella Stefania ha portato un mazzo di fiori e un biglietto: «Alessandra, la tua storia fa rumore, resterai sempre nei nostri cuori». Rubati entrambi, un altro gesto di sfregio alla sua memoria come le frasi degli odiatori arrivate per l’occasione: insofferenti verso la donna, comprensive nei confronti del killer. «Due vite rovinate», una delle considerazioni via social. Tutto rimosso, ma l’avvocato Chiara Rinaldi ha rintracciato i post uno per uno e sta aspettando gli screenshot per consegnarli agli investigatori. Padovani è stato arrestato lo scorso 23 agosto, a settembre la difesa ha rinunciato a presentare la richiesta di attenuazione di misura cautelare al Tribunale del Riesame già respinta da gip per «l’eccezionale pericolosità e assoluta incontrollabilità o prevedibilità delle azioni». Non ha mai scritto alla famiglia di Alessandra né ha cercato di mettersi in contatto tramite l’avvocato. Che, dopo averlo visto nel in aula, lo descrive così: «Un uomo sereno, tranquillo, educatissimo, gentile e collaborativo, ha partecipato attivamente all’udienza. Soprattutto, mi è sembrata una persona risolta. Secondo me si rende conto di quello che ha fatto e ho l’impressione che lui sia felice di avere portato a termine il proprio compito».

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