Alessandra Matteuzzi lasciata sola, l'indagine ferma per ferie: la denuncia parcheggiata in procura. «I testimoni erano fuori»

La Cartabia fa scattare le verifiche. Il pm: "Non c'erano rischi concreti"

Alessandra Matteuzzi lasciata sola, l'indagine ferma per ferie: la denuncia parcheggiata in procura: «I testimoni erano fuori»
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 26 Agosto 2022, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 04:50

Ferie d'agosto, i testimoni erano in vacanze, nessuno ha aiutato Alessandra Matteuzzi, perseguitata dall'ex che martedì sera l'ha uccisa. «Avvocato, ho paura». Lunedì scorso squilla il telefono del legale bolognese Giampiero Barile. Dall'altra parte c'è Alessandra Matteuzzi che chiede aiuto: «Nessuno mi dice a che punto è la denuncia, può sentire lei la procura? Perché nessuno interviene?». Erano trascorse tre settimane da quando, il 29 luglio, Alessandra, da mesi minacciata dal calciatore Giovanni Padovani, era andata al comando dei carabinieri a presentare la denuncia. L'uomo, con la quale aveva avuto una relazione, la ossessionava, entrava nel suo palazzo anche scavalcando il muretto. Lei aveva chiesto ai vicini di non aprirgli il portone. Ma a Bologna, in agosto, restano in pochi.
CALVARIO
«La denuncia era dettagliata, densa di episodi, quell'uomo era pericoloso, ossessivo, una volta le aveva danneggiato l'auto, l'aveva spintonata.

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Le donne non possono essere lasciate sole, abbandonate al loro destino, dopo che denunciano. Di sicuro in questo caso c'è stato un ritardo nella risposta» dice Sonia Bartolini, avvocato civilista del Modenese, cugina della vittima. Dopo la denuncia, i carabinieri hanno svolto le prime indagini sulla persecuzione di Alessandra, che nel 2021 aveva iniziato una relazione con Padovani ma che aveva deciso di troncare diversi mesi fa, quando lui era diventato assillante, geloso, violento. Prima di Ferragosto hanno inviato un rapporto al pm di Bologna. Spetta a lui chiedere al giudice dei provvedimenti restrittivi, che possono essere, ad esempio, il divieto di avvicinarsi alla vittima dello stalking. «Alessandra però per più di tre settimane non ha ricevuto risposte. I carabinieri le avevano detto di chiedere alla procura. Mi ha telefonato perché intervenissi» ricorda l'avvocato Barile. Dalla procura emerge che dovevano essere ascoltati alcuni testimoni. Che però erano fuori Bologna per le ferie. Aggiunge l'avvocato: «La signora Matteuzzi era spaventata proprio dal fatto che, in agosto, Bologna si svuota, c'è meno controllo sociale. Quanto meno serviva un provvedimento urgente come il divieto di avvicinamento». Martedì sera, mentre rientrava nella palazzina di via dell'Arcoveggio, Alessandra Matteuzzi era al telefono con la sorella, sperava in questo modo di riuscire a dare l'allarme in caso di un agguato di Padovani. Purtroppo, quando lui sotto casa l'ha aggredita, la sorella non ha potuto solo ascoltare le grida, Alessandra è stata colpita e uccisa con una mazza. Nessuno, a più di tre settimane dalla denuncia, ha fatto nulla per proteggere la donna. «Questo dramma ripropone urgentemente la necessità di un'azione etica, culturale e pure di prevenzione, che coinvolge certamente le Forze dell'Ordine ma anche tutta la comunità» dice l'arcivescovo di Bologna e presidente della Cei Matteo Zuppi.

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ISPEZIONE
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha disposto un approfondimento sull'operato della procura di Bologna, chiedendo ai vertici degli uffici di fornire documentazione sulla gestione del caso. Poi si potrà disporre l'invio degli ispettori per appurare se vi siano state delle omissioni. Il capo della procura, Giuseppe Amato, ha parlato al Gr1, affermando in modo perentorio che non sono stati commessi errori: «Non si può affatto parlare di malagiustizia. La denuncia è stata raccolta a fine luglio, il primo agosto è stata iscritta e subito sono state attivate le indagini che non potevano concludersi prima del 29 agosto: alcune persone da sentire erano in ferie. Quello che potevamo fare lo abbiamo fatto. Non emergevano situazioni di rischio concreto di violenza, era la tipica condotta di stalkeraggio molesto». Non la pensano allo stesso modo i familiari di Alessandra Matteuzzi. Il nipote Matteo Perini: «Mia zia era una persona di cuore e non si meritava tutto questo, spero che questo episodio serva a cambiare le cose. Mi aspetto che lui marcisca in galera, ma che non paghi una persona sola, altrimenti succederà di nuovo». «La legge va migliorata - dice ancora la cugina, Sonia Bartolini - ma bisogna capire se ci sono stati errori che hanno tardato un intervento».

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Il pm Domenico Ambrosini ha chiesto per Padovani la convalida dell'arresto e la custodia cautelare in carcere, l'accusa è di omicidio con l'aggravante dello stalking. Alessandra Matteuzzi aveva 56 anni ma ne dimostrava molti meno, era una donna molto bella che amava, come tanti, i social e la moda. Mostrava foto dei suoi viaggi, dei suoi momenti di spensieratezza. Ieri sul suo profilo Instagram c'erano centinaia di messaggi di condoglianze, ma ne sono apparsi alcuni senza senso di chi dice che se l'è cercata perché aveva avuto una relazione con un uomo più giovane (Padovani ha 27 anni). «La gente non sa - sospira la cugina - che Alessandra per due anni ha assistito il padre malato, fino a quando purtroppo è morto. Ed è stata vicina alla madre, che amava moltissimo, che poi purtroppo è stata ricoverata in una clinica perché le sue condizioni sono peggiorate». Le foto e i video più belli non sono quelli su Ibiza o Milano Marittima, ma i tanti selfie di Alessandra con la mamma, «l'unico amore della mia vita». Ora nessuno ha il coraggio di spiegare alla donna che la figlia è stata uccisa.

 

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