Alberto Genovese, modella ridotta in schiavitù dal pr e teste della difesa: «Se parli ti uccido»

La ragazza è stata costretta a prostituirsi con clienti vip. Party in Lombardia e a Porto Cervo: «Mi puniva se non riuscivo a trovare persone disposte a partecipare»

Alberto Genovese, vittima ricattata e ridotta in schiavitù dal testimone a difesa dell'imprenditore: «Se parli ti uccido»
di Valeria Di Corrado
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Giovedì 22 Settembre 2022, 22:30 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 14:50

Non ci sono delle semplici analogie tra la storia di violenze, manipolazioni e ricatti denunciata il 17 settembre scorso da una modella italo-brasiliana alla Procura di Milano e quella più nota che lunedì ha portato il giudice milanese Chiara Valori alla condanna di Alberto Genovese a 8 anni e 4 mesi. Nel processo celebrato con rito abbreviato a carico dell’ex imprenditore del web, accusato di aver stuprato due giovani modelle dopo averle rese incoscienti con mix di cocaina e ketamina, ha testimoniato (citato dalla difesa di Genovese) proprio il pr turco di 41 anni che ora è stato denunciato dalla 22enne italo-brasiliana. I due hanno anche molti amici in comune sui social e, da quanto emerge, i partecipanti ai loro rispettivi festini a base di droga, psicofarmaci e alcol, erano gli stessi. Nel caso di Genovese, a denunciarlo sono state una modella di 18 anni che avrebbe subito il 10 ottobre 2020 abusi durati 20 ore nell’attico milanese con vista sul Duomo da lui denominato “Terrazza Sentimento”, e un’altra modella di 23 anni ospite in una villa di lusso a Ibiza nel luglio precedente. La drammatica storia di Maria (nome di fantasia) inizia nel marzo del 2021, quando dal Brasile arriva a Milano per richiedere la cittadinanza italiana. Viene ospitata dal 41enne di origini turche, con il quale inizia una relazione. «Resosi conto del forte sentimento che provavo per lui iniziava a manipolarmi psicologicamente abusando sempre più della mia fragilità: mi umiliava in pubblico e mi insultava se non riuscivo a trovare persone disposte a partecipare alle sue feste», spiega la vittima nella denuncia. «È una persona ossessionata dal sesso e durante quei mesi mi convinceva a filmare i nostri rapporti con il suo telefono. Lo assecondavo - precisa Maria - perché mi parlava addirittura di matrimonio». Poi avrebbe iniziato a pretendere che la 22enne andasse a letto anche con altri uomini, dietro pagamento: «Per convincermi a cedere mi diceva che voleva sposarmi, che aveva bisogno di prove tangibili del mio sentimento e che gli serviva quel denaro per ottenere il passaporto». «A metà giugno ci recavamo in Sardegna, in quella che mi diceva essere una sua casa a Porto Cervo - ricorda la vittima - Ogni sera (fino ai primi di settembre) organizzava feste a base di droga e sesso.

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«MI SOGGIOGAVA»

Ero totalmente succube delle sue manipolazioni e completamente alienata dalla realtà (...) Ormai ero la sua schiava, vittima delle sue minacce e della droga che mi faceva assumere». «Mi diceva che, se lo avessi lasciato, mi avrebbe uccisa e poi si sarebbe tolto la vita - racconta la modella nella denuncia - Mi ha sferrato 4 pugni in testa, per poi puntarmi un coltello contro dicendo che me lo avrebbe infilato in bocca. Talvolta mi somministrava gocce di triazolam». «Ho pagato i suoi debiti con i soldi che ha ricavato dai miei incontri con gli uomini, ho pagato il suo affitto, i suoi vestiti, la droga e le prostitute - conclude Maria - Ma ancora oggi continua a cercarmi, ricattarmi e chiedermi denaro».

Il 41enne turco avrebbe una doppia identità ed è ricercato dal suo Paese, con un mandato di cattura internazionale. È stato accusato anche di una frode insieme a una ex miss della Turchia.

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«Stiamo conducendo una indagine difensiva che si affianca a quella della Procura di Milano - spiega il legale della vittima, l’avvocato Alexandro Maria Tirelli - Ci sono spazi di sovrapposizione con la vicenda Genovese. Inoltre il denunciato pare sia un “seriale”. Ho accettato questo caso per contribuire a dare un duro colpo a un clima di degenerazione che si sta registrando in alcuni ambienti opachi della Milano di oggi».

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